Al Louvre è in corso una mostra che racconta la storia della Germania intitolata Allemagne, de Friedrich à Beckmann (1800-1939). Almeno questo nella teoria. A quanto sembra invece l’esposizione presenta una visione distorta della storia della nazione e della sua arte che la fa ricondurre tutta al suo passato nazista. “L’arte tedesca è tutt’ora programmata per la catastrofe e la guerra?” scrive il settimanale tedesco Die Zeit e rincara la dose il Frankfurter Allgemeine Zeitung, il Louvre “ha mostrato la sua versione della storia della Germania e questa storia conferma tutti i clichés dei vicini bui, romantici e pericolosi”. Entrambe le riviste poi sottolineano la mancanza di riferimenti ai coevi movimenti artisti come il Bauhaus e il Der Blaue Reiter. Sotto i colpi delle critiche soprattutto un filmato in mostra, Olympia, del 1938 di Leni Riefenstahl che per alcuni con la scusa di riprendere le Olimpiadi (le prime a finire sul grande schermo) avrebbe fatto propaganda al regime nazista. Il Louvre da parte sua risponde al fuoco e da dietro la cattedra del direttore, ancora per una manciata di giorni, Henri Loyrette scrive: “Le accuse vivaci rivolte contro di noi per i lettori tedeschi sono totalmente infondate. La nostra intenzione non è quella di mostrare una Germania sinistra ma fare scoprire al pubblico francese la ricchezza, l’inventiva e la diversità dei tedeschi nel periodo preso in esame”. Il dibattito è ancora aperto e distante dal trovare un compromesso. Alla fine è cosa risaputa, l’arte è tutta una questione di interpretazioni.