Peter Greenaway: il cinema è superato, è l’epoca della videoarte

Roma

Per il terzo appuntamento della settima edizione della rassegna Il gioco serio dell’arte – promossa dal gioco del Lotto-Lottomatica, ideata e condotta da Massimiliano Finazzer Flory – ieri alla Galleria nazionale di arte antica di palazzo Barberini, Finazzer Flory ha incontrato Peter Greenaway, il più grande regista di cinema dedicato all’opera d’arte. L’incontro ha avuto come tema il rapporto tra immagine digitale e immagine pittorica. Greenaway è diventato famoso per aver messo in movimento le opere d’arte, partecipando a festival come Cannes, Venezia e Berlino. Coni suoi lavori ha dimostrato che è possibile coniugare tecnologia e tradizione, mass media, effetti speciali e storia dell’arte, scienza e bellezza. Un percorso che lo ha portato a decretare la fine del cinema tradizionale e l’inizio di una nuova era. «I film – ha detto – raccontano storie tratte da vecchi romanzi, le immagini servono solo a illustrare testi. Bisogna spezzare il legame con la letteratura e rivisitare invece la grande pittura, fondendola col movimento cinematografico». «E tecnicamente – spiega – anche il 3d è superato, vecchio». La soluzione, anzi l’evoluzione, è un’altra: sostituire la visione passiva del grande schermo con una serie di schermi che interagiscono nello spazio, anche per rivisitare – in un mix di pittura, immagini in movimento e musica – capolavori immortali come L’ultima cena di Leonardo.