È troppo grande l’universo

L’uomo e la natura sono separati dal leggero tratto di una matita ed è quel tratto che dovrebbe sparire per far ricongiungere l’essere con il suo ambiente naturale. È su questa riflessione che si muove la mostra Habitat di Marco Maria Giuseppe Scifo esposta fino all’11 maggio alla Z2O di Roma. L’artista siciliano analizza l’ambiente in cui ci troviamo a vivere e il rapporto dell’uomo con esso, cioè come una piccola parte nell’universo. Il globo pentacisdodecaedro che accoglie il visitatore all’ingresso è una scultura cinetica che simula la rotazione del pianeta terra lungo l’asse terrestre, essa mette in luce la volontà di geometrizzare la forma sferica del mondo per quotarne il volume, per leggerne la pelle e per evidenziare i limiti del singolo individuo.

Se per Platone il dodecaedro rappresentava la forma dell’universo, per Scifo il pentacisdodecaedro di Catalan è la terra in cui l’uomo vive separato dagli elementi della natura, per sua volontà. Lo spettatore è immenso rispetto a quel piccolo mondo che lo accoglie, ma è solo un’illusione: la struttura è in scala 1:200 000 000 mentre l’uomo è nelle sue dimensioni reali. Il Globo pentacisdodecaedro è l’incipit al percorso lungo le tre sale, ma anche ciò a cui tutte le opere rimandano. I quattro progetti esposti sono stati realizzati in relazione alle dimensioni volumetriche degli ambienti che le ospitano; ambienti attraverso cui una pedana, anch’essa parte del progetto (MonsGibel), conduce l’avventore facendolo sentire prima alto rispetto a quello che osserva e d’improvviso con i piedi a terra, piccolo, quando arriva alla sala conclusiva.

Habitat-Molecolare, i disegni a penna in light box esposti nell’ultima sala, sono fogli di carta sovrapposti e profondi in cui sono rappresentate le molecole a cui tutti torniamo ad essere. Nella stessa sala, anch’esso quotato in base al volume, vi è Nubibus, una video-animazione con disegni animati che simulano il movimento delle nubi. Qui l’attenzione di Scifo è posta sulla vaporizzazione delle cose ma anche su un’atmosfera attraverso la quale l’artista accende paragoni e metafore luminose sulla perdita della moralità. Di un territorio da riconquistare per assaporare nuovamente un panorama creativo – quello della natura – in continuo divenire. L’istallazione è realizzata proiettando disegni di nubi su un tappeto di sale: aria, acqua e mare convivono nell’istallazione. Il progetto di Scifo è un percorso in cui il visitatore è soggetto attivo, essere pensante di quel rapporto uomo-natura sopito nella vita accellerata del quotidiano.

Fino all’undici maggio; Z2O, via della Vetrina, 21 Roma; info: www.z2ogalleria.it

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