La via d’uscita dall’informale

La galleria Antonio Battaglia propone una mostra di Armando Marrocco intitolata Intrecci, anni 60 a cura di Alberto Fiz. Ci si sofferma su un periodo storico di grande importanza, fondamentale per il percorso artistico del creativo, salentino d’origine e stabilitosi a Milano nel 1962, su consiglio di Lucio Fontana. In mostra opere monocromatiche realizzate in legno, cartone bianco o ondulato, materiali semplici che si presentano in giallo, rosso, azzurro, oro; opere appartenenti agli anni sessanta, soprattutto gli Intrecci, che Marrocco creò durante i momenti più caldi dell’arte programmata e Cinetica e che espose alla fine degli anni sessanta al Cenobio visualità, importante galleria di Brera che fu un po’ uno dei centri epocali per molti artisti di quegli anni.

«Gli Intrecci, esposti per la prima volta nel 1964 alla galleria Numero di Firenze, sono opere aperte che si caratterizzano per la loro possibilità di espandersi all’infinito e rappresentano per me una via d’uscita definitiva da ogni ipotesi informale. Si tratta di un tracciato ispirato liberamente a Piet Mondrian. L’idea dell’intreccio mi è venuta osservando le sedie impagliate presenti in gran numero nelle case del Mezzogiorno. Tuttavia, ciò che in origine era un oggetto d’uso è stato da me trasformato in un procedimento di carattere architettonico».

Oltre agli intrecci sono presenti: Multispazi illusori, lavori in acciaio inox e plexiglass, ideati attraverso una penetrazione spaziale reciproca grazie a un dialogo di riflessi ed elementi dinamici. Come ricorda il curatore: «Con una di queste opere, nel 1967, ha partecipato al IX Premio Lega vincendo il secondo premio ex-aequo con Mario Nigro. Sempre nel 1967 ha esposto i Multispazi illusori insieme ad opere meccaniche, esplicitamente riferibili all’arte programmata, nello spazio milanese della galleria Rizzato-Withworth».

Fino al 30 aprile; galleria Antonio Battaglia, via Ciovasso 5, Milano; info: www.galleriaantoniobattaglia.com

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