Filetto di manzo in crosta, carrè d’agnello alle erbe e una fetta di pane croccante imburrato con tartufi del Périgord. Sono alcune dei manicaretti che Hortense Laborie prepara nelle cucine dell’Eliseo per il capo dello Stato francese nel film di Christian Vincent, La cuoca del presidente, al cinema dal 7 marzo con Lucky Red. Liberamente ispirato alla storia di Danièle Delpeuch, che prestò servizio come chef personale di François Mitterrand per due anni, il film è una storia d’amore, un amore mediato dai profumi, i sapori e i colori del cibo, giocato sul parallelo tra le scene di palazzo e quelle dello sperduto Antartide, dove la Delpeuch si trasferì dopo l’esperienza all’Eliseo.
Hortense (Catherine Frot) è una donna determinata, è stata scelta dal presidente in persona (interpretato da Jean d’Ormesson, attore non professionista, già direttore del Figaro) come cuoca, per preparare piatti che esprimano la genuinità e l’autenticità dell’eccellenza francese. “Per Pompidou, come per Mitterrand e Chirac – scrive lo sceneggiatore Etienne Comar – la cerimonia del pasto è molto importante, è un rito sociale, un modo di apprezzare veramente la Francia, la sua geografia, i suoi prodotti, la sua cultura”. Hortense porta avanti la sua missione con passione e spirito di servizio, soddisfacendo a tal punto le aspettative del presidente che tra i due naturalmente crollano le barriere e si ritrovano spesso a conversare di cucina.
«È una persona che ha classe, viene dalla campagna ma anche da altri luoghi – racconta Catherine Frot – autorevole ed elegante. Si comporta in modo naturale, non si intimidisce facilmente e, in un certo senso, il presidente si lascia andare grazie a questa semplicità. Nessuno dei due è a disagio. Sanno entrambi perché sono lì, amano il loro lavoro e non devono rendere conto a nessuno». Ma se la condivisa passione per la Francia e i piatti della tradizione avvicina i due protagonisti, altrettanto spontaneamente si accende l’invidia degli altri cuochi – tutti uomini – e dei burocrati, preoccupati più dagli equilibri di palazzo che dai desideri del presidente.