Una storia vera per un teatro verità su un episodio storico i cui contorni restano ancora sfumati. È quella raccontata in La torre d’Avorio di Ronald Harwood, l’autore di Servo di scena e lo sceneggiatore del Pianista di Polansky, e portata ora sulla scena del teatro Eliseo di Roma da Luca Zingaretti, che firma anche la regia, e da Massimo De Francovich, nel ruolo del direttore d’orchestra tedesco in odore di filonazismo Wilhelm Furtwangler, il cui talento fu considerato alla stregua di quello di Arturo Toscanini e la cui fama fu in seguito oscurata dall’astro nascente austriaco Herbert von Karajan. Nel 1946, all’indomani della seconda guerra mondiale e della caduta di Hitler, il tribunale di denazificazione di Berlino affronta il suo caso e la relativa accusa di aver servito il nazismo, non essendo stato costretto dal regime a espatriare e non avendo neanche scelto l’esilio volontario per non dare lustro culturale alla Germania hitleriana. A Berlino, il maggiore americano Steve Arnold, interpretato da Luca Zingaretti, è incaricato di trovare le prove della sua contiguità con il partito nazionalsocialista tedesco, pur non avendone mai preso la tessera.
info: www.teatroeliseo.it