Divertimento senza limiti

Una mano sulla bocca difficilmente potrebbe coprire l’inevitabile sorriso malizioso che si allarga di fronte ai particolari più piccanti, estremi ed osceni costellanti gli scatti di Terrence Richardson, noto ai più come Terry.

Disturbante, trasgressivo, dalla forte vena alternativa – risalente, forse, al suo passato da musicista rock-punk – che oltrepassa ogni limite del pudore e del buonsenso artistico, Richardson è divenuto noto in tutto il mondo come uno dei fotografi più audaci del panorama contemporaneo. La perversione, qui, non è una vena sottesa in un erotismo accennato, ma è la colonna portante di un’arte senza vergogna né pregiudizio. Un’espressione creativa apparentemente senza schema alcuno, priva di ogni rigorosa logica, se non di quella nata da una fugace e prepotente ebbrezza, visceralmente animalesca, feroce e primordiale.

Le fotografie più pacate e ragionate di Richardson dialogano con un’America sfarzosa e sfavillante, pingue di glamour e di celebrità. Non è raro vedere, stagliati sul consueto sfondo bianco candido di un’ordinaria parete casalinga, gli arcinoti volti di Jared Leto, Lady Gaga, Sharon Stone, James Franco e perfino del Presidente Barack Obama, immortalati dalla lente spietatamente senza filtro dell’artista. Poi c’è il fashion e la pubblicità, in cui affondano le sue radici generiche. Suo padre, infatti, era Bob Richardson, grande fotografo di moda, mentre sua madre, Annie Lomax, lavorava come stylist. Nelle numerose campagne da lui curate – Gucci, Levi’s, Sisley, per citarne alcune – come nelle copertine e nei servizi di celebri riviste come Vogue, GQ, Playboy e Rolling Stone, Richardson non ha mai abbandonato la sua eccentricità spudorata, presente anche nel glorioso calendario Pirelli, da lui realizzato nel 2010.

Ma ciò che più colpisce della lunga carriera di questo stravagante fotografo newyorkese – opere celebri a parte, come il famoso bacio tra Batman e Robin – è ciò che più lo congiunge ad un mondo fatto di tinte forti, dove i mezzi toni sono esclusi a priori. Richardson è considerato, infatti, il punk della fotografia, perché il suo atteggiamento incurante nei confronti di quello che può essere il buoncostume, la decenza e il perbenismo, lo rende un personaggio alternativo, che si odia o sia ama. La sua disinibizione è divenuta la sua forza, fin dal principio, quando si ritraeva nudo, impegnato in maratone sessuali che lasciavano davvero poco all’immaginazione, o coinvolto in festini goliardici dove il divertimento sfrenato faceva da padrone. La totale assenza di limiti, bilanciata da una giocosità evidente, esplode nei primi lavori autobiografici, per smorzarsi in quelli più recenti, volti a ritrarre con assoluta trasparenza e tragica schiettezza, un mondo costellato da personaggi senza censure, ma proprio per questo, ossimoricamente, censurabile. Il suo set prediletto è la vita quotidiana, il sesso occasionale, gli amici più o meno famosi, lo star system e la mondanità, donne nude, muscoli, omosessualità, ambiguità e illimitata parvenza di godimento, non solo erotico, ma esistenziale. Chi fotografa è appagato quanto chi viene fotografato. È l’ilarità che proviene dall’assenza di pregiudizio, la curiosità della perversione, il divertimento che nasce dalla libertà.

Info: www.terryrichardson.com