«Non andava pazzo per i fumetti, e non gli piaceva nemmeno l’etichetta Pop art. L’accettava senza farne una grande questione, anche perché non dava importanza alla fama». Il soggetto di queste parole, difficile a crederlo, è Roy Lichtenstein e a pronunciarle è stata la sua moglie in occasione delle più grande retrospettiva mai allestita dell’artista alla Tate modern di Londra. Deve, dunque, essere totalmente rivista la figura di uno dei cretivi più influenti della Pop art «quando la gente pensa a Roy – continua la moglie Dorothy – pensa a quei quadri da cartoon dei primi anni Sessanta. Ma lui ha lavorato poi siu immagini completamente diverse».