Un monologo di culto della drammaturgia del Novecento, La voce umana di Jean Cocteau, di cui resta indimenticabile la trasposizione cinematografica con Anna Magnani diretta da Roberto Rossellini, sarà in scena a Roma, in versione gay, da mercoledì fino a domenica al teatro dell’Orologio, con il sostegno ufficiale del Comitè Jean Cocteau. La regia è firmata da Paola Maffioletti, che rispetta il testo originale ma lo immerge nell’evoluzione dei nostri costumi e ne fa una storia che non ha connotazioni temporali, sociali o di genere sessuale: è un giovane attore, Alessandro Ercolani, forgiato dalla scuola di recitazione creata da Giorgio Strehler e da Paolo Grassi a Milano, a interpretare il personaggio entrato nel bagaglio di generazioni di attrici. Lo straziante addio al telefono con l’amante, deciso a rompere una lunga relazione clandestina, avviene infatti in una coppia maschile. La scena, diversamente dall’ambientazione voluta dal poliedrico intellettuale e artista francese, evoca una stanza da bagno, la cui parete centrale è uno schermo: vi scorrono, nei passaggi più drammatici del racconto, immagini oniriche che alludono alle paure del protagonista. Maffioletti spiega così la sua regia: «Tutti abbiamo lasciato, tutti siamo stati lasciati: l’amore può finire, e spesso finisce allo stesso modo. Al pubblico non offriamo una morale, solo l’impatto con il dolore per una perdita, il senso del vuoto interiore, la fatica di subire la scelta dell’altro. Ho voluto fosse un uomo a essere abbandonato da un altro uomo, proprio per sottolineare che i sentimenti non hanno sesso e che la fine di un amore può suonare perfino banale nella sua universalità».
info: http://www.teatrorologio.it