Quattro donne per un porno

Quattro attrici, di cui alcune già volti noti del cinema hard, vengono riprese mentre guardano un film pornografico. Il loro compito è riprodurre quello che stanno vedendo, spontaneamente e senza preparazione, come se fossero le protagoniste di quelle scene. Il tutto nella loro lingua madre. Sembra un paradosso, attrici che recitano un porno mentre lo guardano e quel prodotto, poi, si eleva ad opera. L’idea può sembrare stravagante, ma contiene in sé un’enorme potenza comunicativa, oltre ad una ricca dietrologia artistica. Julião Sarmento, nato a Lisbona nel 1948, ha alle spalle una lunga carriera iniziata negli anni Settanta, da sempre condita dei più svariati mezzi espressivi, dal video alla fotografia, dalla pittura alla performance. Medium e linguaggi diversi che si trasformano in strumenti utili alla traduzione del pensiero e delle intenzioni dell’artista. Nel caso di Leporello, questo il nome dell’opera, lo strumento prescelto induce lo spettatore ad un’immersione visiva e linguistica totale, come racconta Sarmento: «Leporello è una video-installazione su quattro schermi e in ognuno di essi una diversa attrice racconta allo spettatore esattamente la stessa esperienza, perché gli è stato mostrato lo stesso, identico film. Durante la realizzazione dell’opera ho chiesto ad ognuna di loro di far finta di essere la protagonista del film e di raccontarmi cosa succedeva precisamente. In questo modo si ha la stessa pellicola vista da quattro persone, ognuna riportante un’interpretazione differente. Diverse persone hanno diverse prospettive. E anche diverse lingue, perché le quattro attrici parlano contemporaneamente tre lingue diverse: portoghese, inglese e francese. Dunque, diventa davvero difficile capire cosa dicono, a meno che non si desideri ascoltare un monologo, concentrandosi solo su una di loro». Alcune delle attrici, come già accennato, hanno già le loro radici professionali nel porno. In un gioco di rimandi e di rimpasti, pare che l’erotismo in quest’opera voglia uscire prepotentemente da ogni dettaglio, senza mai palesarsi. Jerusa Franco è un’attrice di teatro sperimentale brasiliana, Amira Casar è francese e in passato lavorò con Rocco Siffredi, Sasha Grey, americana e già nota nel panorama del porno, oggi è un’artista visiva, mentre Pamela Butt, brasiliana, è nota nel cinema hard.

L’intera video-installazione, accompagnata da quattro dittici fotografici che riprendono la sequenza narrata dalle attrici, non è sottotitolata. In questo modo lo spettatore può concentrarsi esclusivamente sui suoni, sul corpo delle esecutrici e sulle prestazioni immaginate, senza razionalmente comprendere appieno cosa stia accadendo. Una pura percezione erotica, volta alla tensione emotiva dell’inappagamento visivo, ma solo acustico. Si sente ma non si vede quello ciò che si ascolta, ed il vortice delle frustrazione risucchia colui che guarda, elevandolo però ad un motivo esperienziale completamente nuovo, più intimo e coinvolgente. Una concezione alternativa di fare arte con il porno, che l’artista usa come mezzo di comunicazione, perché «il sesso è solo una parte della vita, benché consistente. L’erotismo è una grande bugia e la pornografia è una maschera per essere socialmente accettati».

Le opere di Sarmento si sono sempre distinte per avere in sé una vena erotica più o meno evidente, in cui la donna è costantemente protagonista della scena, amalgamandosi agli elementi che contraddistinguono l’artista, che si incastrano tra loro formando quel particolare reticolo che allude alla poetica del collage, fondante nella sua ricerca. Un’unione, più che di cose, di prospettive, di punti di vista distorti da un differente vissuto, da una storia contaminata da un percorso separato e distinto. Elementi che si fondono grazie ad un montaggio sapiente, fatto spesso di associazioni casuali o da licenze di narrazione amplificate e alternative, che assicurano un effetto straniante e illusorio che coinvolge lo spettatore a tutto tondo.

fino al 9 febbraio

Galleria Giorgio Persano, via Principessa Clotilde 45, Torino

Info: www.giorgiopersano.org