Patrizia Sandretto Re Rebaudengo presenta il suo Gerhard Richter

Patrizia Sandretto Re Rebaudengo ha voluto concedermi il privilegio di essere lei stessa a farmi da guida della mostra dedicata a Gerhard Richter che inaugura a Torino nella sua fondazione il prossimo 31 gennaio. Eravamo soltanto Patrizia, suo figlio Eugenio ed io: le luci che si accendevano di sala in sala, la più grande personale mai dedicata in Italia al maestro tedesco che di immagine in immagine, di lavoro in lavoro prendeva corpo. Il silenzio magico che soltanto i musei sanno offrire rotto dalle parole appassionate, precise, felici della più grande collezionista e mecenate d’arte contemporanea d’Italia. Un autentico privilegio, come ho detto.

La mostra proviene dalla collezione Olbricht ed è composta da 150 opere ottimamente selezionate, un corpus che copre l’intera produzione del maestro sassone. Quantità, ma soprattutto qualità: Gerhard Richter è uno di quegli autori che ha fatto la storia del contemporaneo, per come ha introdotto e trattato certi temi (ad esempio la democratizzazione dell’arte) e per come ha saputo valorizzare la produzione dei multipli. Dice Richter: «Considero le edizioni come una gradita alternativa alla realizzazione di dipinti, che sono pezzi unici, e rappresentano una fantastica opportunità per presentare la mia opera a un pubblico più ampio». Un pensiero che ha fatto scuola. La completezza della mostra è poi esaltata da alcune perle. La prima in assoluto è l’esposizione dei quattro grandi arazzi chiamati Abdu, Iblan, Yusuf, Musa che mai prima d’ora erano stati mostrati in Italia. Risplendono in tutta la potenza dei loro colori, l’uno di fronte all’altro, in una sala quadrata che al centro offre, sotto teca, la celebre croce d’oro.

L’altra eccellenza è la presentazione in anteprima assoluta di Die welt, l’ultimo lavoro di Richter realizzato nell’ottobre del 2012. Insomma una mostra da non perdere per completezza, qualità e anche per come l’hanno allestita i due curatori Wolfgang Schoppmann e Hubertus Butin. A questo vorrei aggiungere un altro dato. Contrariamente a quanto fa la grande maggioranza dei collezionisti, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo ha una personalità che le consente di sottrarsi alle lusinghe dell’autocelebrazione: certo, valorizza quando può la sua straordinaria collezione, ma soprattutto fa cultura, fa divulgazione, fa mecenatismo puro. La mostra di Richter ne è l’ennesima conferma. Quanti in Italia fanno come lei?

Fino al 21 aprile

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, via Modane 16, Torino

Info: www.fsrr.org