L’arte nella politica

Altro che sistema politico elettorale esclusivo e verticistico. Se qualcuno pensava che le liste bloccate spezzassero il rapporto interattivo tra politici e cittadini, l’esempio nato dal terzo settore con riferimento alla cultura dimostra come sia possibile aggirare l’ostacolo e riconsegnare la linfa perduta alla politica partecipativa. Basta cliccare su www.ripartiredallacultura.it per vedere come, dall’11 gennaio, una lunga lista di associazioni e fondazioni si sia organizzata per incalzare i prossimi candidati alle elezioni politiche sulle priorità per rilanciare la cultura italiana. Parliamo di associazioni come Italia nostra, Legambiente, il Fai, Federculture, l’associazione Musei archivi e biblioteche e molte altre ancora. Tra i primi firmatari dell’iniziativa compaiono nomi del calibro di Tullio De Mauro, Tomaso Montanari, Luciano Canfora, Giuliano Montaldo, Salvatore Settis. Il feedback non si è fatto attendere. Al contatore istantaneo di sostenitori (che in pochi giorni ha toccato la quota di 4.000 contatti) si affianca un nutrito elenco dei candidati che hanno sottoscritto l’appello, indicati per nome, cognome e partito di appartenenza. Le proposte vanno dagli investimenti sulle politiche culturali, all’introduzione di sgravi fiscali per le assunzioni di giovani laureati in ambito culturale. Non solo, spicca tra le altre l’idea di prevedere una fiscalità di vantaggio per l’investimento privato e per l’attività del volontariato organizzato e del settore no profit a sostegno della cultura, come anche quella di potenziare l’insegnamento delle discipline artistiche e musicali nei programmi di studio della scuola primaria e secondaria e sviluppare un sistema nazionale di orchestre giovanili.

«Ripartire dalla cultura non vuole essere l’ennesimo appello in un mare di richieste elettorali  – ha detto Stefano Parise, presidente dell’Associazione italiana biblioteche – bensì un impegno concreto che intende accomunare quanti operano quotidianamente nel settore e coloro che hanno potere decisionale a livello politico, così  da rendere la cultura una leva di crescita reale per il nostro paese». L’aspetto incisivo e peculiare del progetto è che l’impegno è vincolante per chi lo sottoscrive: «Stiamo aggregando un discreto numero di candidati i quali, una volta in parlamento, saranno monitorati da tutti noi – chiarisce Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente – e qualora disattendano l’impegno preso non esiteremo a segnalarlo all’opinione pubblica». A chi si candida a governare l’Italia i promotori e i firmatari dell’appello chiedono di rifiutare l’idea che la cultura sia un costo improduttivo da tagliare, per tornare invece a investire su di essa come valore pubblico. E proprio in risposta a questo principio  si chiede con forza di riportare i finanziamenti per le attività e per gli istituti culturali, per il sistema dell’educazione e della ricerca ai livelli della media comunitaria in rapporto al Pil. «Ci richiamiamo al dettato della costituzione e insistiamo sul ruolo che deve avere lo stato nell’azione di tutela – spiega a Inside Art Marco Parini, presidente di Italia nostra – per cui ci aspettiamo maggiori risorse al Mibac e alle soprintendenze, una politica di sostegno all’attività primaria, quella di tutela, e il finanziamento della spesa corrente, non solo degli eventi». E visto che il voto di febbraio interessa non solo il rinnovo del parlamento ma anche quello dei consigli regionali di Lazio e Lombardia, il messaggio di Parini è diretto anche alla questione delle leggi quadro di valorizzazione dei beni culturali: «Ogni regione dovrebbe dotarsi della sua legislazione di riferimento in tema di protezione e salvaguardia del patrimonio artistico culturale – rileva – ma ad oggi solo Toscana e Veneto ne sono munite. Mancano all’appello proprio il Lazio e la Lombardia, speriamo che anche i candidati alle elezioni regionali tengano conto delle nostre istanze».

Informazioni: www.ripartiredallacultura.it

 

 

 

 

 

 

 

 

Articoli correlati