I nuovi fumettisti osé

Quando si parla di fumetto erotico si pensa, comunemente, a fetidi giornaletti pornografici per adolescenti con gli ormoni in subbuglio. Nonostante questa sia indubbiamente una parte della medaglia, dall’altra le donnine discinte e sensuali, ritratte nelle situazioni più diverse, dal porno-soft a quello estremo, dalle divagazioni casalinghe agli sconfinamenti fantascientifici, sono spesso un prodotto artistico, oltre che commerciale. Lo furono, infatti, i fumetti erotici italiani degli anni Sessanta e Settanta, che videro avvicendarsi numerosi maestri del genere, pionieri e divulgatori di ciò che oggi è divenuto simbolo di un’epoca. Una tradizione che oggi viene coltivata da illustratori più giovani, membri di una nuova generazione del fumetto erotico, che sono riusciti a rinnovare e riplasmare dei contenuti sicuramente sempre verdi, ma che necessitano di rapportarsi, talvolta, con la modernità, condendosi di fantasia e di creatività.

Alessandro Scacchia è un giovane fumettista, classe ’78, di San Benedetto del Tronto. Formatosi alla Scuola romana dei fumetti di Pescara, ha collaborato con molte case editrici e riviste – anche storiche, come Lanciostory e Skorpio – sia italiane che straniere. In questi giorni, negli Stati Uniti, è uscito il suo fumetto erotico soft Sensational G-Girl. Sempre in Usa il lavoro Mona Agent X sta uscendo sulla rivista Sizzle, e presto ne verrà realizzato un volume.

Com’è nato il suo interesse per il fumetto erotico?

«L’approccio al fumetto erotico non è stato immediato, anzi. Ho iniziato con normalissime storie di avventura pubblicate tra Usa e Italia. In modo graduale, poi, mi sono reso conto che amavo più di ogni altra cosa concentrarmi nel trasmettere graficamente emozioni legate alla sessualità e alla celebrazione della figura femminile. Mi ritengo fortunato in questo, è un privilegio occuparsi di erotismo e mi dispiace ci sia ancora qualcuno che lo consideri un tabù. Per dirla tutta, erotismo e sessualità dovrebbero trovarsi liberamente all’interno di qualsiasi genere letterario, in quanto elementi fondamentali che contraddistinguono la natura umana. Oggi non è possibile mostrare scene esplicite di sesso in un fumetto mainstream, ma è invece normale esibire situazioni di guerra e violenza estrema senza limiti. Ovviamente non è un discorso che riguarda solo il fumetto, siamo circondati da troppa etica fasulla, da cui occorre diseducarsi. Paesi asiatici, come il Giappone, sono già meno ipocriti, resistono in un contesto però culturale e religioso radicalmente diverso. In ogni caso, da questi presupposti, si è concretizzata la mia scelta di dedicarmi in modo particolare al fumetto erotico – ma non solo – pur considerandomi semplicemente un disegnatore e basta… con qualche tendenza sovversiva».

Che differenza crede ci sia tra l’erotismo e la pornografia, nel mondo dell’arte?

«La differenza è molto relativa, quello che è percepito come erotico da qualcuno può risultare pornografico ad altri, ed è bello che sia anche così. Personalmente trovo più interessante ricordare la distinzione che l’immenso Carmelo Bene ripeteva tra eros e porno: l’eros è fondato sul desiderio di attrazione tra due o più soggetti. Il porno si manifesta nel momento in cui tale desiderio viene trapassato. Il questo senso la pornografia va intesa come uno stadio più elevato dell’erotismo, in un totale abbandono osceno».

Esistono degli elementi fondamentali nel fumetto erotico che hanno maggiore presa sul pubblico?

«Ogni tanto si sente qualche sprovveduto dire che basta mostrare corpi nudi, organi sessuali, accoppiamenti per rappresentare l’erotismo. Questo è estremamente superficiale. L’erotismo è innanzitutto uno stato mentale ed emozionale che l’essere umano ha – non sempre – la peculiarità di possedere. Senza erotismo l’uomo non sarebbe distinguibile da un animale che si riproduce. Gli elementi fondanti, quindi, vanno ricercato in quello che più proviene dal profondo della psiche. Nei fumetti il tutto necessita di essere reso graficamente, c’è un enorme lavoro dietro. Gli occhi, le espressioni del viso, sono i mezzi visivi più efficaci per comunicare erotismo, come lo è anche un’operazione chirurgica disegnare. L’approssimazione, infatti, rovinerebbe tutto. Aggiungerei anche che un corretto uso dei simboli è in grado, tra l’altro, di trasmettere elementi erotici. La pubblicità ne fa uso da sempre in modo subliminale. È dai simboli che nasce il feticismo, quando cioè un oggetto o una parte del corpo diventa simbolo sessuale erotico».

Come crede sia cambiato il ruolo della donna nel fumetto erotico nel tempo?

«Credo che, in alcuni casi, ci sia stata una certa involuzione sul modo di rappresentare la donna nel fumetto e, in generale, rispetto agli anni Sessanta e Settanta. Fa invece piacere notare come negli ultimi anni si sia verificato, a quanto pare, un aumento di lettrici donne. Quando Mona Agent X è uscito in Francia, non mi sarei mai aspettato di trovarlo recensito tra gli altri anche in un magazine per sole donne. Questo riempie di soddisfazione, essendo la sensibilità erotica femminile molto più profonda e spirituale di quella maschile».

E quale tipo di donna preferisce rappresentare nei suoi lavori?

«Amo rappresentare donne consapevoli del proprio potere femminile e che sappiano usarlo. Mi rifiuto di seguire qualsiasi stereotipi estetico. Un particolare a cui tengo molto è far vivere i miei personaggi in continuo bilico tra innocenza e perversione. Lo stesso stato d’essere che si manifesta in fase adolescenziale, quando le prime tempeste ormonali arrivano a stravolgerci i sensi».

È stato influenzato dalla scuola del fumetto erotico degli anni Settanta?

«Il fumetto erotico degli anni Settanta, ma anche Sessanta, è un punto di riferimento assoluto per me. Tra gli autori Jean-Claude Forest e Guido Crepax tra tutti. Negli anni successivi Milo Manara e Roberto Baldazzini, i primi a sconvolgermi la vita. Altri maestri importanti per me sono Horacio Altuna, Frank Thorne, Magnus ed il grande copertinista Emanuele Taglietti, che proprio recentemente ho avuto il piacere di incontrare. Una buona parte delle mie influenze poi proviene da artisti giapponesi, tra i quali citerei Go Nagai, Masamune Shirow, Tsukasa Jun, Shunya Yamashita, Hiroyuki Utatane, Tatsuya Egawa. Ma la lista sarebbe molto più lunga».

In ultimo, pensa che all’estero la cultura del fumetto erotico sia attualmente più sviluppata che in Italia?

«L’Italia potrebbe vantare una tradizione del fumetto erotico di più alta qualità in tutto l’Occidente. Probabilmente era così fino ai primi anni ’90, poi l’intero mercato del fumetto italiano si è trasformato con la conseguente fuga all’estero dei migliori autori. Le pubblicazioni che si vedono attualmente provengono in gran parte da produzioni nate all’estero. In Francia soprattutto, perché i lettori francesi sono da sempre stati abituati a considerare il fumetto al pari della letteratura, con vendite nella media sempre relativamente alte. Credo di essere tra i pochi italiani, in questo momento, pubblicati anche in America, dove il fumetto erotico c’è ma a causa della forte censura viene costantemente tenuto in ombra, all’interno di un mercato saturo di supereroi frigidi».

Info: www.alessandroscacchia.com