Klein più Moriyama

Una doppia personale, quella inaugurata lo scorso ottobre, alla Tate modern di Londra. William Klein + Daido Moriyama, visibile fino al 20 gennaio 2013, è una mostra che illustra l’affinità visiva e il comune, urgente e sfocato, stile fotografico di due grandi fotografi della nostra epoca. Una mostra sui toni contrastanti del bianco e del nero che evidenzia la loro forte attrazione per la vita metropolitana urbana dalla seconda metà del ‘900: le proteste politiche, agli effetti della globalizzazione e di degrado urbano, immagini che ora fanno parte della memoria collettiva. Il newyorkese Wiliam Klein ( New York 1928) non è solo fotografo, ma pittore, grafico, cineasta, scrittore. Nel 1956 tornato in viaggio nella sua città natale dopo l’esperienza parigina – città dove si forma e nella quale sceglie di vivere – realizza il suo primo importante libro fotografico: New York (1956). Klein è curioso e attento, in quell’occasione scopre la sua città con occhi nuovi e la prospettiva da cui guarda le vite altrui è personale e insolita per l’epoca. In più occasioni si dedica anche al cinema e al genere documentario.

Il percorso espositivo ha inizio proprio con Broadway by Light (1958), un film pop, un ritratto di New York dove protagoniste sono le grandi insegne luminose della metropoli statunitense. Le sue, sono immagini di una realtà tagliente, accurate nella composizione, che dimostrano una nuova impostazione fotografica che permane anche nei successivi ritratti/documentazioni di città: Roma (1958-59), Mosca (1964), Tokyo (1964). Le sue sono fotografie rubate, catturava, infatti, i volti dei passanti per le strade, di cui ora, come spiega l’artista rimangono immagini nella sua memoria. Realizza anche fotografie per il mondo della moda, ma con un impostazione simile a quelle di strada. Celebre è la foto con la modella vestita in nero che attraversa sulle strisce pedonali in piazza di Spagna a Roma. Ricordiamo che Klein è, come sottolinea il poeta francese Alain Joffroy, il primo fotografo ad aver dedicato la sua attenzione al degrado delle grandi metropoli occidentali. Daydo Moriyama (Osaka 1938), invece, è il più celebre fotografo emerso dal movimento provocatorio giapponese degli anni ‘60 ed uno dei fotografi chiave associati alla rivista di avanguardia Provoke. Per lui fotografare è andare molto vicino alla realtà e alla verità. La fotografia, per Moriyama, infatti, rappresenta l’intersezione della natura frammentaria del mondo e il suo senso personale del tempo. Una svolta, nel suo percorso creativo, il libro su New York realizzato da Klein. Stretto rimane, fin dagli esordi, il rapporto con la sua città e in particolar modo con il quartiere di Shinjuku, accattivante per i numerosi bar, club e la vivace vita di strada. Nel 1968 realizza il suo primo libro fotografico: Japan: A photo thater, nel quale le fotografie con scene di strada di Tokyo, molto ricordano quelle scattate da Klein nella stessa città con il performance pugile.

Moriyama è un instancabile fotografo, umilmente non riconosce valore artistico ai suoi scatti spasmodici e liberi. Preferisce la macchinetta compatta, più maneggevole, che gli permette di passare inosservato e fotografare chi incontra per le strade. Per lui i colori nelle fotografie rendano l’immagine volgere, sceglie il b/n più erotico per i suoi rimandi all’astrazione e al simbolismo. Dalla sua ossessione per il fermento urbano nascono numerose e differenti serie: Platform (1977), uno studio su anonime persone in attesa del treno sulla banchina; Tales of Tono (1967/99); Hunter (1972); How to create a beutiful picture, (1987); Memory (2012). Nel 1971 realizza il libro fotografico Another country in New York, nel quale, come già Klein prima di lui, immortala il bagliore delle luci al neon del duro paesaggio metropolitano. Ma le sue sono foto, accostate a coppie simili ma diverse, a differenza di quelle del collega, parlano di una città deserta, dove le figure sono formiche sotto ai giganti grattacieli. La mostra è letteralmente divisa in due parti, è lasciata, dunque, allo spettatore la scoperta e la costruzione delle analogia e relazioni tra i lavori delle due singolari personalità. Inoltre, la mostra offre un’occasione per riflettere sul mezzo fotografico e sulla sua diffusione, esplorando il ruolo centrale del libro fotografico d’avanguardia e l’uso pionieristico della grafica all’interno di queste pubblicazioni.

fino al 20 gennaio 2013

Tate Modern, Bankside SE1 9TG, London

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