Festival di Roma, partenza a rilento

Ma è davvero questo il festival? Te la fai questa domanda passeggiando per l’auditorium Parco della musica di Roma. Davanti si apre la scena del settimo festival Internazionale del film. Finalmente l’epopea di Marco Müller è iniziata, ma sembrerebbe quasi uno scherzo, una grande prova “generale” prima dello spettacolo vero e proprio. E invece ti accorgi che quello che hai davanti non è una prova, bensì lo spettacolo. E gli occhi si sbarrano.

Un calo del 15% nella vendita dei biglietti al pubblico. Biglietti che hanno costi variabili dai 30 euro, fino ai 5 e, in alcuni casi, anche biglietti gratuiti. Di questo il direttore Müller e il presidente Paolo Ferrari, intervenendo in conferenza stampa nella prima giornata del festival, non si preoccupano. È una flessione naturale e normale a fronte di una situazione generale di crisi e di stallo economico. C’è, invece, chi azzarderebbe una provocazione: la crisi c’entra fino a un certo punto. Se l’affluenza del pubblico si è ridotta le cause potrebbero, invece, essere due: un festival troppo elitario nella programmazione dei film, che non si sposano certo con un pubblico parzialmente “ignorante”, un pubblico cioè che i-gnora in quanto manca della preparazione necessaria per affrontare pellicole degne della più alta cinematografia, ma che non possono arrivare a penetrare ogni strato della società. E poi lo slittamento delle date, dal consueto appuntamento di fine ottobre, quando, nelle edizioni passate, il festival faceva il pienone anche grazie al ponte di tutti i santi e che invece, ora, accoglie una folla decisamente ridotta, pur essendo il primo giorno, pur essendo venerdì sera.

Quelli che sono tanti, invece, sono i giornalisti per i quali si è registrato un aumento degli accrediti rispetto al passato, un 30 per cento in più che bilancia la scarsa vendita dei biglietti al pubblico. Ma anche loro, forse, sono un po’ annoiati, dalla festa che non c’è, dalle poche star internazionali, dal poco “glamour”, dai pochi lavori di maestri universalmente conosciuti. Un festival di cinefili, insomma, ma non tutti leggono o lavorano per Il cinematografo e quindi, tirando le somme della prima giornata, lo spettacolo c’è, ma è piccolino.

Ad aprire la rassegna il lavoro fuori concorso del russo tagiko Bakhtyar Khudojnazarov, Aspettando il mare, un film lontano da un altro lavoro del regista leone d’argento a Venezia: Pari e patta. Nessun particolare entusiasmo da parte della stampa all’anteprima, nessun applauso al termine della proiezione. Così come poco fortunata è stata la presentazione, giovedì sera, de Il canone del male, firmato da Takashi Miike, film in concorso che si divide tra l’horror e il thriller. A chiudere la prima giornata di festival, l’opera di Valérie Donzelli, Mains dans la main, commedia sull’amore e sul destino in salsa agro-dolce, ma solo per metà. Seppur divertente in alcuni passaggi, il film della regista-attrice francese si perde lungo il cammino e neanche questo convince la stampa, che si sforza in chiusura in un tiepido ed educato applauso di circostanza. Divertente, ma perché il protagonista è Carlo Verdone, il film di Fabio Ferzetti e Gianfranco Giagni che ha aperto Prospettiva Italia: Carlo!, un docu-film sulla vita e la professione di uno dei padri della nuova commedia italiana.

Sonnolento e noiosetto il primo red-carpet. A sfilare nell’osannata scenografia di Dante Ferretti (statue di cartapesta che ricordano i carri mascherati dei carnevali di paese più che le meraviglie di Cinecittà) pochi volti noti, poche autorità. Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno – arrivato con dieci minuti di ritardo – si è tenuto alla larga dei cronisti. Certo, c’era Giuliano Montaldo, accompagnato da Carlo Lizzani, un binomio che in Italia vale più di mille nomi, la madrina del festival Claudia Pandolfi “insaccata” in un abito corto color ciclamino, Tiziana Rocca (che non se ne perde una), il produttore De Laurentis, Luigi Abete, Massimo Ghini, Paolo Villaggio e Lavinia Biagiotti. Tutto qui? Ebbene sì.

Oggi sarà il turno degli italiani, in concorso e non. Da Claudio Giovannesi e il suo Alì ha gli occhi azzurri a Susanna Nicchiarelli che per Pospettiva Italia presenta La scoperta dell’alba, e poi Marco Santarelli e il suo Milleunanotte. Si attende in serata l’anteprima di Spose celesti dei mari della pianura, film in concorso di Alexey Fedorchenko. Speriamo che la seconda giornata del festival di Roma sia più fortunata e meglio capita.

«Non ho avuto la minima intenzione di fare un festival che fosse una misera festa», ha ricordato Marco Müller  in conferenza d’apertura. «Si dovrà aspettare sabato 17 per tirare le conclusioni», vero. Del resto in Italia vige da sempre la presunzione d’innocenza.