Ugo Nespolo: «Oggi l’arte è socialmente ed economicamente inutile»

Roma

“Sono per la cultura popolare. Ho sempre auspicato, come i Futuristi, che l’arte uscisse dal suo settarismo inutile e autoreferenziale e invadesse la vita. Ma ho l’impressione che oggi stiamo vivendo una sorta di euforia da ready-made. Un fenomeno molto interessante sul piano della vitalità ma poco organico rispetto alle strategie culturali della città e della regione”. Omaggiato alla Gam nella mostra sugli “Anni dell’Avanguardia”, Ugo Nespolo prende spunto dal fenomeno “Contemporary” per analizzare luci e ombre del sistema arte. “”Ci sono cose nuove e déjà vu, qualità e paccottiglia. C’è un’interessante apertura ai linguaggi “minori” come i video e la fotografia, sdoganati come forme d’arte da un tempo relativamente breve. C’è troppa arte e ci sono troppi artisti, mi verrebbe da dire. E allo stesso tempo ce n’è troppo poca. Ci hanno insegnato, in quanto postmoderni, che tutto è arte, secondo appunto la lezione di Duchamp, con il risultato che l’arte ha rilevato tutto il brutto del secolo. L’arte oggi non solo è ininfluente sul piano sociale ma, con la crisi, anche poco interessante sul piano del business. In una parola, se mi consente una provocazione: inutile”.