Cinema, nell’ultimo lavoro di Silvio Soldini un’Italia “alla frutta”

Roma

«Dopo Giorni e nuvole e Cosa voglio di più, che avevano uno stile documentaristico, avevo voglia di distacco, leggerezza, ironia: utilizzare la commedia, ma – a differenza di Pane e tulipani e Agata e la tempesta – per dire le cose piu’ direttamente». Cosi’ Silvio Soldini presenta Il comandante e la cicogna, la terza commedia della sua carriera in sala da giovedi’ 18 ottobre in 250 copia targate Warner Bros. Protagonisti, Valerio Mastandrea, idraulico con due figli piccoli e una moglie defunta, Claudia Gerini, con cui parla durante la notte; Alba Rohrwacher, nei panni di un’artista squattrinata, e Giuseppe Battiston, suo affittuario e moralizzatore metropolitano; l’avvocato truffaldino Luca Zingaretti e le statue di Garibaldi, Verdi e Leopardi, che con severita’ e ironia guardano – e parlano con le voci di Pierfrancesco Favino, Gigio Alberti (la statua del fantomatico Cazzaniga) e Neri Marcore’ – all’Italia alla deriva. Girato in una Torino non caratterizzata, “per dare l’idea di una citta’ italiana immaginaria”, ‘Il comandante e la cicogna’ “parla di realta’, ma in tono traslato: l’importante era trovare la cifra giusta per intonarsi a un film in cui parlano le statue. Tra tenerezza, commozione e amarezza, mi piace che il degrado del nostro Paese negli ultimi 20 anni si raccontato cosi'”, dice Zingaretti, che nel film parla in milanese, mentre Mastandrea ammette che “fare un napoletano era il mio sogno nel cassetto, e qui ci sono tutti i dialetti per rappresentare simbolicamente l’Italia”.