Verso l’alto. Una città immaginaria

Roma

Solidi che si liberano nello spazio, quelli che popolano lo skyline di Verso l’alto. Una città immaginaria, eco dell’architettura contemporanea: le geometrie irregolari di Zaha Hadid, Richard Meier, Daniel Libeskind… Architetture sfiorate dal vento, accarezzate dal sole, avvolte dalle nebbie del pensiero. Franca Sonnino ha cominciato nel 2010 a costruire questa sua idea di città, ben lontana da quella rassicurante e antropocentrica del Laurana e degli altri maestri del Rinascimento. Una città-contenitore, fantasma, omologata, instabile. E’ l’habitat dell’uomo moderno, autoreferenziale e silenziosa nel suo rumore costante. Esattamente ciò a cui fa riferimento Calvino quando scrive Le città invisibili: “un sogno che nasce dal cuore delle città invivibili”. Gli edifici – grattacieli – crescono in quantità e altezza fino a contarne ventuno. Il lavoro è concluso. Un lavoro che procede movimento dopo movimento. E’ la reiterazione del gesto atavico, l’uso del filo di cotone che torna a sovrapporsi sull’ossatura di filo di ferro. Il maschile e il femminile coniugati all’infinito. Il tempo è un elemento prezioso che scandisce l’esistenza e l’autonomia dell’opera stessa, nella semplificazione del suo processo. (…) Un incontro decisivo quello con l’artista sarda, a Roma negli anni Settanta. Una lezione di vita – l’arte è vita – che continua a rigenerarsi giorno dopo giorno.     Manuela De Leonardis (Curatrice della mostra)

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