L’inquietudine di Sutherland

Alla fondazione Magnani Rocca arriva Graham Vivian Sutherland (Londra 1903 – 1980), pittore britannico della cerchia dei “maledetti”: quelli disillusi e piegati dai conflitti mondiali, cantori della drammaticità in cui ormai è condannata la condizione umana, struggenti e dolorosi affreschi di spiriti perduti e soli. Sutherland è stato segnato dalla guerra che palpita feroce nelle sue opere, violenta le figure, le distorce per rivelarne tutta la drammaticità. Da surrealismo al figurativo, dal gotico all’esistenzialismo all’inglese, cupo e malinconico. Dal 1940 al 1945 viene incaricato ufficialmente di testimoniare in pittura gli orrori del conflitto come “artista di guerra” insieme a Moore e Nash. Nascono così le Devastations, visioni fosche e allucinate delle città inglesi distrutte dai bombardamenti, nelle quali affiorano nuove forme create dal sovvertimento bellico, oggetto dell’indagine dell’artista. Ma il suo vero interesse rimane quello per la natura, l’obiettivo: rivelare la verità nascosta nelle cose. Lavora su un’idea di paesaggio dove le forme vegetali e minerali vengono trasformate in icone totemiche – le Standing Forms degli anni Cinquanta – che emergono minacciose dal fondo in un’atmosfera densa di suggestioni psicoanalitiche. Il pittore avverte che le forme naturali che appaiono ai nostri occhi avidi di bellezza non sono che abbagli emotivi, ricostruzioni mentali imposte dal nostro bisogno di sicurezza. La realtà, invece, è destabilizzante, dura e meccanica, non c’è l’ombra del sublime nella sua naturalistica spietatezza. L’artista è famoso anche per i suoi ritratti: i volti sono indagati come se si trattasse di brani di natura, a testimoniare una continua ricerca della verità, soprattutto di una verità interiore. Un movimento della testa o del corpo, un corrugamento della fronte o un’espressione del volto sono sufficienti a rivelare le pene, i turbamenti di un’intera esistenza, trattati come fermenti sottocutanei. Sono ritratti di amici, dei quali individua la sostanza psichica, il profilo intimo, ma ancor più di celebrità e potenti, come lo scrittore Somerset Maugham, lo statista Winston Churchill e molti aristocratici, non per adulazione ma per cogliere nelle fattezze umane i segni organici dell’esercizio di una strenua volontà di successo e potenza, spesso con pennello inesorabile, al punto che la moglie di Churchill, turbata, distruggerà il ritratto.

In questo cammino Sutherland è accompagnato dall’amico e rivale Francis Bacon – più attento all’universo dei sentimenti – che forse ebbe maggiore fortuna, senza però riuscire a scalfire il riconoscimento meritato che lo vede inserito a pieno titolo tra i capiscuola della pittura britannica contemporanea, osannato dai più importanti critici della seconda metà del Novecento: Francesco Arcangeli, Roberto Tassi, Giovanni Testori. La mostra, a cura di Stefano Roffi, propone un’attenta selezione di opere, provenienti da collezioni riservate e in parte mai esposte, che documentano l’intero percorso dell’artista.

 

Sutherland. Il pittore che smascherò la natura

Dall’8 settembre al 9 dicembre

Fondazione Magnani Rocca

via Fondazione Magnani Rocca 4

Mamiano di Traversetolo (Parma)

Info: www.magnanirocca.it