Nell’agenda del Governo sulla crescita, alla voce liberalizzazioni c’e’ un capitolo dedicato ai beni culturali. Poche cose, per la verità, ma di questi tempi è meglio del solito niente. Vediamo dunque di capire come Monti e Ornaghi intendono procedere per valorizzare il patrimonio culturale considerato immancabilmente “un filone strategico indispensabile per la crescita”. Le strade scelte sono due. La prima è favorire “le partnership pubblico privato”: da quelle grandi sul modello Della Valle per il Colosseo fino alle piccole donazioni. A questo proposito a giorni dovrebbe spuntare un regolamento che ci dica come e perchè procedere e soprattutto come vengano realmente liberalizzati i servizi collegati alle attività museali. Il secondo filone consiste nel mettere in moto i lavori con i finanziamenti già stanziati (dai 76 milioni del Cipe ai 105 milioni di contributi Ue e nazionali) e con i fondi strutturali ammontanti a 305 milioni che la comunità ha destinato al sud come “attrattori culturali”. La sfida di fatto è fare in modo che gli appalti partano. Tutto qui? Si tutto qui. Niente su desficalizzazioni degli investimenti e degli acquisti di beni culturali, niente nuovi stanziamenti. Come ho detto, il tutto è poca cosa rispetto alla gravità del problema e alle necessità del settore. Ma siccome il paese sta forse peggio di Pompei è alquanto evidente che molto di più era difficile da spuntare. Triste ma è cosí. Dunque aspettiamo di vedere quanto questo regolamento sia efficace e vegliamo affinche i soldi stanziati vengano spesi presto e bene.