I tumulti della Caracciolo

Inaugurata sabato 23 gennaio a villa Medici la monografica di Beatrice Caracciolo Tumulti, seconda mostra del mandato di Éric de Chassey, anche questa – come la precedente su Gérard Garouste – voluta dall’ex direttore Frédéric Mitterrand. A ospitarla le due sale del piano terra, lo scalone monumentale, le stanze superiori e l’atélier del bosco.

Fulcro della rassegna è Torrent, «un’opera che ho immaginato appositamente per questa sede, per sfruttare la meravigliosa prospettiva che offre senza disturbare lo spazio, afferma l’artista napoletana, e che ho realizzato con grandi lastre di zinco trovate a Parigi, materiale di recupero dei tetti». A cura di Olivier Berggruen, Tumulti raduna molti lavori, dai più vecchi collage ai disegni al tratto («ho abbandonato il collage per rimanere con la linea pura e dar vita a quadri più astratti»), agli zinchi. Il titolo richiama i quattro “Riots”, ultimi lavori della Caracciolo ispirati a una fotografia del 1949 di Henri Cartier-Bresson “Vente d’or dans les derniers jours du Kuomintang, Shangai, Chine”. L’immagine ritrae, appunto, un tumulto di persone, una massa di energia che si propaga, la stessa che viene comunicata dai disegni in mostra, immediati e diretti, e dal sopracitato Torrente in cui «l’acqua aspira a diventare solida», come ha osservato il curatore.

Dalle opere suscitate da determinati avvenimenti storici (“Shelter” e il lavoro in zinco nasce parallelamente all’assedio di Sarajevo), perché «è inevitabile che un artista sia permeabile alla realtà che lo circonda» fino ai “water marks”, stimolati dall’osservazione del mare, cui sono dedicati i lavori di un’intera sala, tutti realizzati a partire da serigrafie su alluminio e vetro. E poi quattro grandi disegni con Pulcinella protagonista, i primi di una serie che la creativa ha intenzione di incrementare, trasposizioni di gouaches realizzate da Gian Domenico Tiepolo in numero di centoquattro. A onorare le origini della Caracciolo “Pulichinelle et l’aigle” con la barca dei comici e il Vesuvio sullo sfondo. Presenti in mostra le opere già presentate a Napoli in Zona di avvicinamento, la vela, il carretto e il ponte, e la serie “Kosova”, oltre al suggestivo lavoro sulla terra: «Iniziato a partire dal paesaggio umbro raggruppa fotografie dalle quali ho ricavato incisioni, acqueforti». Spicca la punta secca che, direttamente scalfita sulla lastra di zinco, non passa nell’acido – spiega l’artista – e non permette quindi di averne molte altrimenti i solchi sarebbero meno profondi e i neri meno forti. Accurata, estremamente emozionante, la mostra termina nell’atélier del bosco con la visione di uno scudo di zinco ricco di suggestioni.

Fino al 14 marzo
Accademia di Francia a Roma, villa Medici.
Viale Trinità dei Monti 1
Info: www.villamedici.it

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