La cultura non è solo la produzione artistica di un popolo, ma è il complesso delle peculiarità del popolo stesso. Claude Levi-Strauss è stato uno dei più importanti filosofi e antropologi del Novecento scomparso la notte fra sabato e domenica a Parigi all’età di 100 anni. La sua antropologia di matrice strutturalista rappresenta, le sue opere hanno permesso lo sdoganamento delle graduatorie fra culture. "Nulla, allo stato attuale della ricerca, permette di affermare la superiorità o l’inferiorità di una razza rispetto all’altra". I suoi studi si sono ramificati non solo in ambito scientifico ma anche in quello politico e letterario. Celebre resta la sua opera più importante Tristi Tropici, riferita al naufragio di un’intera civiltà, quella delle tribù indie del Brasile a metà degli anni ’30. Il titolo dell’opera è divenuta anche un modo di dire, per intendere il senso di fine del mondo. Fondamentale il suo legame con Roman Jakobson per la messa a punto del metodo strutturalista, lo scienziato "sociale" negli anni Settanta, oppose la sua lettura analitica della società a quella ideologica di stampo marxista. Con Pensiero Selvaggio entrò anche in polemica con Jean Paul Sartre, in merito al concetto di libertà della natura umana e negli ultimi nni dell sua vita, pur essendosi ritirato di ogni indagine e analisi scientifica non smise mai di pubblicare meditazioni sull’arte, sulla musica, sulla poesia, concendendo talvolta interviste, in cui ha offerto ancora diversi spunti di non banale riflessione. (C. M.)