Steve McCurry, Icons

Fermano la realtà nello spazio di un attimo. Riflettono su vite lontane. Consentono di riconoscerci nello sguardo dell’altro. Le fotografie di Steve McCurry sono una finestra aperta sulla complessità umana. Icons, la retrospettiva inaugurata il 26 gennaio e in mostra fino al 28 aprile a Palazzo Gil di Campobasso, raccoglie circa 130 scatti, ripercorrendo l’attività quasi quarantennale del fotografo statunitense. Ideata da McCurry, che ha scelto le foto più rappresentative della sua carriera, e dalla curatrice Biba Giacchetti, che collabora con il fotografo da 15 anni, è suddivisa in sezioni comunicanti, adattandosi allo spazio espositivo e configurandosi in un percorso fluido. Una sala abitata da grandi ritratti accoglie lo spettatore: sono le persone che McCurry ha incontrato e i cui volti raccontano la propria esistenza, la propria identità; appartenenti a diverse popolazioni e paesi, con loro ha intrecciato relazioni, spesso secondo un linguaggio silente, fatto «di gesti, di comprensione reciproca, che è quello dell’universalità del sentire, quello che riesce a riportare nelle sue immagini. – dichiara la curatrice – Qui presenta il suo mondo»Una sorta di studio antropologico del genere umano. Segue una sala con immagini più ironiche, giocose e poetichegli scatti più celebri sono ospitati nell’ultima sala, all’interno della quale si aprono due spazi con le fotografie che narrano le conseguenze della guerra e gli effetti e i detriti delle calamità naturali. Disseminate all’interno del tessuto allestitivo ci sono poi dieci scatti inediti che il fotografo ha voluto appositamente per la tappa a Campobasso. In una piccola sala, separata dalle altre, c’è infine lei, Sharbat Gula, la ragazza afghana che McCurry ha fotografato nel campo profughi di Peshawar in Pakistan nel 1984: un’immagine ancora amatissima, vera icona identitaria del suo lavoro, simbolo della potenza espressiva dei suoi scatti e del profondo riconoscersi del pubblico contemporaneo nel suo modo di restituire la realtà.

Come una sinfonia in più movimenti, Icons è un mostra che abbandona gerarchie e classificazioni, articolandosi in un percorso in cui luoghi e anni, temi e situazioni si mescolano tra loro, lasciando alle reazioni dello spettatore la piena libertà di ricucirne i frammenti. Spiega Giacchetti: «Il senso della mostra, come tutte le mostre di Steve, è la massima libertà. Tutto viene mescolato insieme, sono mescolati gli anni, sono mescolati i luoghi; il visitatore deve essere libero di muoversi, di trovare la sua strada, le sue emozioni, il suo passo, di andare, tornare indietro e osservare di nuovo».

Icons è la sintesi di una lunga attività di ricostruzione, attraverso la macchina fotografica, delle differenze e delle similitudini tra tutti gli esseri umani, una galleria di volti e luoghi raccolti oltrepassando le frontiere e avvicinando i continenti. Viaggiando in molti paesi, tra cui Afghanistan, Birmania, Cambogia, Cina, Giappone, India e Tibet, il fotoreporter ha documentato il buddismo, il nomadismo; le culture contemporanee, ma anche le tradizioni e le usanze che stanno scomparendo; ha raccontato di luoghi remoti, di tante e differenti etnie (come gli Hazaras, i Kuchi, i Rabhari e i Tuareg); di giochi e di povertà; di giardini galleggianti e di templi; di conflitti, rivoluzioni, movimenti civili, campi profughi e catastrofi ambientali; di rifugiati, monaci e tribù; la condizione femminile, i bambini soldato, ma soprattutto ha mostrato le persone. «Mi affascina scoprire e documentare le componenti comuni della natura umana che emergono nelle più disparate situazioni e condizioni di vita» scrive il fotografo.

Una ricerca, quella di McCurry, che lo ha reso testimone privilegiato e cantore di storie tra loro diverse, ma il cui epilogo appare sempre lo stesso: l’essere umano è essere umano in ogni parte del mondo.

La mostra è promossa dalla Fondazione Molise Cultura e realizzata in collaborazione con Sudest57 e con il sostegno della Regione Molise – Assessorato della Cultura. Accompagna l’esposizione un catalogo, Icons, in cui McCurry in conversazione con Giacchetti svela i retroscena delle storie custodite all’interno delle sue fotografie più belle e amate.

Fino al 28 aprile; Palazzo Gil – Fondazione Molise Cultura, Campobasso; ingresso via Gorizia; Info: www.fondazionecultura.it

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