Ana Mendieta, Le temps et l’histoire me recouvrent

Parigi

Dal 16 ottobre al 27 gennaio il Jeu de Paume a Parigi ospita Ana Mendieta, Le temps et l’histoire me recouvrent. Frutto di un progetto di restauro digitale delle opere e curata da Lynn Lukas e Howard Oransky, è la prima grande mostra interamente dedicata ai video realizzati dall’artista cubano-americana, la sua produzione meno nota, che l’esposizione esplora attraverso 20 video e circa 30 fotografie, con l’intento di dimostrarne la centralità nella sua ricerca. Riflette inoltre sul ruolo chiave dell’artista nell’evoluzione dell’arte degli anni ’70, per la sperimentazione di nuovi media e per l’utilizzo di una pratica che trascende le categorie della performance. Mendieta, tra il ’71 e l’ ’81, realizza 104 film, in Super 8, 16 mm e formati video, per lo più silenziosi e girati nello spazio della natura, in cui indaga le tematiche più ricorrenti in tutta la sua opera: memoria, storia, cultura, il rituale e il passaggio del tempo, spesso evocati e tradotti attraverso la relazione fra il corpo e la natura. Nei suoi lavori fonde scultura, Land art e quella che l’artista definisce performance-earth-body, in cui la natura occupa un ruolo di primaria importanza, declinata in particolar modo attraverso i quattro elementi: acqua, aria, terra e fuoco.  La mostra si articola in quattro sezioni, ognuna dedicata a uno o più temi. Eau, Cuba, réconciliation presenta quattro film, realizzati tra il ’74 e l’ ’81, in cui l’acqua è un elemento di ricerca spirituale o di purificazione; Terre, feu, arbre de vie ospita quattro film in cui il fuoco è utilizzato per  ottenere effetti drammatici, e una serie di film il cui viene esplorato il concetto di albero della vita; Mémoire, histoire, rituel raccoglie video nei quali Mendieta fonde il suo corpo con la terra per esplorare i concetti di storia e memoria, e quelli in cui traccia dei segni sulla terra nell’intento di creare uno spazio sacro; Corps, identié, sexe presenta video il cui l’artista come materiale artistico utilizza il suo sangue, veicolo ricco di connotazioni religiose, culturali e politiche. «L’arte doveva iniziare come la natura stessa – dichiara Mendieta nel 1982 – in una relazione dialettica tra gli esseri umani e il mondo naturale, da cui noi noi possiamo essere separati».

 

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