Bordercrossing

Palermo

Testo scritto in collaborazione con Andrea Kantos

In una geografia in divenire come quella degli ultimi anni molte pratiche artistiche, e tra queste le residenze, si stanno proponendo quali piattaforme dialettiche nate con l’obiettivo di indagare una possibile ridefinizione della funzione e della responsabilità dell’arte nella società, riconoscendosi più attraverso processi nomadi e instabili che all’interno di cornici rigide. La pratica della ”ospitalità”, scopo e missione primaria di una Residenza per artisti, oltre che dare impulso alle ricerche e alla creazione di opere, oggi più che mai si fonda sull’incontro e lo scambio con realtà peculiari, che rispondono in modo più autentico a un desiderio di confronto, dialogo e conoscenza reciproca. In definitiva, la pratica della residenza è mezzo di riavvicinamento fra arte e comunità che si rivela un’opportunità preziosa di integrazione, crescita socio-culturale e cambiamento. 

Palermo, già da qualche tempo, ha elaborato significative evoluzioni culturali e urbanistiche (Manifesta, Capitale 2017 dei Giovani e Capitale Italiana della Cultura); la città stessa nel 2015/16 ha presentato la Carta di Palermo, con l’obiettivo di avviare un processo culturale e politico per l’abolizione del permesso di soggiorno, per la radicale modifica della legge sulla cittadinanza e per il diritto alla mobilità come diritto della persona umana. La Carta è particolarmente significativa perché rappresenta una riflessione/documento unica da parte di un Comune Italiano e di una città europea. E rappresenta anche uno dei temi della “Governance” elaborati da Manifesta 12 e in senso lato al concetto di residenza e vita, spirito e presenza nel concetto di mobilità. Manifesta 12 a Palermo è una grande sfida per ripensare a come gli interventi culturali possono avere un forte ruolo nell’aiutare a ridefinire uno dei più iconici crocevia del Mediterraneo della nostra storia, all’interno di un lungo processo di trasformazione. ”Le questioni migratorie della città sono emblematiche di una più amplia situazione di crisi che l’intera Europa si trova ora a fronteggiare”, afferma Hedwig Fijen, Direttrice di Manifesta.

In questa prospettiva l’arte contemporanea può giocare un ruolo di primo piano: rimescolando le acque, riflettendo e facendo riflettere, valorizzando le differenze, prefigurando lo spazio di un mare senza confini. È un messaggio di grande respiro in un’epoca in cui le divisioni sembrano sopraffarci in nome di una malintesa idea di identità, che dovrebbe avvicinare ma anche accogliere, e finisce invece col foraggiare la paura e l’esclusione dell’Altro. Noi ci sentiamo profondamente coinvolti, e, in sintonia con tali visioni abbiamo immaginato di realizzare nella nostra città, un progetto che prevede la sinergia tra diverse realtà diffuse, attive nell’arte contemporanea principalmente sul territorio italiano: A Cielo Aperto, Atla(s)now, Bridge Art, Casa Sponge, Dimora Oz, Dolomiti Contemporanee, Liminaria, Nosadella.due, Ramdom, RAVE East Village Artist Residency, Site Specific, Spazio Y, Tenuta Dello Scompiglio. A partire dal Nord, passando per il Centro fino al Sud e con un focus di alcune realtà siciliane come luoghi di residenza e resistenza, il progetto forma un’autostrada ideale. Un viaggio attraverso l’Italia per approdare a Palermo, città complessa in fase di rinascita e capace di rinnovare se stessa ricostruendo il proprio futuro. Le varie tappe raccontano la criticità dei luoghi e la risoluzione dei problemi applicata dagli operatori culturali, dagli artisti e dalle comunità creative che operano nei nuclei urbani così come nelle località rurali. È un percorso concepito e organizzato sul principio dello sconfinamento nell’arte, nella vita, nella geografia e nella storia degli uomini. 

Non vi è mobilità se non fra differenze, motivo per il quale Border Crossing si pone come un report di pratiche eterogenee a fronte di diversi problemi e soluzioni. Ogni residenza artistica in qualche modo sonda un limite e questo è ancora più vero in approcci non istituzionali e centri di produzione indipendente, dove la ricerca e lo spirito di comunità è un tutt’uno con quello della ricerca. Sotto il termine mobilità ovviamente si contraggono zone liminari, ad esempio l’esplorazione di ambiti rurali e periferici, determinazioni urbane di occupazione, sostenibilità e placemaking. Border Crossing in tal senso è una mappatura di luoghi, che si interroga proprio sui luoghi, luoghi altri, dislocati, differenti, differiti, luoghi centrali, sviluppi di nuove periferie culturali, progetti di ridefinizioni identitarie, riappropriazione della marginalità e progetti community/site specific. L’obiettivo del progetto è inserire l’esperienza delle realtà artistiche in un tessuto urbano come quello palermitano, dove le tensioni urbanistiche-culturali fra centro storico e periferia, evidenziano la necessità di un concetto esteso di residenza come atto di determinazione culturale e quello delle realtà invitate a rendere l’evidenza che proprio a partire dall’arte e da pratiche non ortodosse si possono trovare le suggestioni fondamentali per la collettività. 

Ognuna delle realtà partecipanti al programma Border Crossing coinvolge i suoi artisti italiani e stranieri, portando l’arte nelle case, nelle piazze, ovunque si sia disposti ad accoglierla e a condividerla. Il progetto capta una prima componente essenziale di tutte le residenze coinvolte, ovvero un profondo lavoro sul concetto di resistenza/residenza, una sinergia dinamica, quella a cui si dà vita, una sorta di macchina in grado di generare interazioni a più livelli. Queste strutture infatti rappresentano fisicamente e metaforicamente luoghi di attraversamento e di aggregazione, espressione di svariate sperimentazioni artistiche sociali, antropologiche, etniche, di stili, di generazioni, che qui si presentano come un unico format dinamico, nomade, interattivo, fondato sulla contaminazione.