Jugband blues

Artista, poeta e musicista. Uno, nessuno e centomila: era questo Syd Barrett, che nella metà degli anni Sessanta – assieme a Nick Mason, Roger Waters, Richard Wright e Bob Klose – diede vita ai Pink Floyd. Certo, la sua avventura in una delle più grandi band di sempre durò poco (più o meno tre anni, il tempo di essere sostituito, causa la sua sempre più incessante autoemarginazione, da David Gilmour). Syd Barrett è uscito dal gruppo: prendendo (parzialmente) in prestito il titolo del romanzo di Enrico Brizzi Jack frusciante è uscito dal gruppo. Ma trent’anni dopo il suo ricordo è più vivido che mai. Tant’è che Nicola Pesce editore pubblica un graphic novel – Jugband blues, a graphic trip on the tracks of Syd Barrett (cartonato, bianco e nero, 192 pagine, 19,90 euro), realizzato da Matteo Regattin con Simone Perazzone – che prende il nome proprio dall’ultimo brano scritto da Barrett (scomparso nel 2006 all’età di 60 anni) per i Pink Floyd.

E in quei versi – ”è molto cortese da parte vostra pensarmi qui, e vi sono molto obbligato per aver chiarito che io non sono qui. E cos’è esattamente un sogno? E cos’è esattamente uno scherzo?” – risiede ”il suo testamento artistico e umano”, scrive Nino Gatti, storico e biografo, nell’introduzione del libro. Chiaramente, i fan della band inglese appassionati di fumetti non si saranno lasciati sfuggire, un paio di anni fa, l’uscita del graphic novel Wish you were here – Syd Barrett e i Pink Floyd, scritto da Danilo Deninotti e illustrato da Luca Lenci per Bd edizioni. Un ottimo lavoro, ma profondamente diverso da questo, sia in termini di produzione (Jugband blues è sfizioso nel suo formato orizzontale) sia, soprattutto, di contenuto. Mentre Wish you were here (come da titolo della canzone) è un graphic novel che punta su dialoghi breve e narrazione rapida, Jugband blues fa leva su un racconto ordinato ma psichedelico. Ripercorrendo la vita tormentata del geniale Barrett (”c’è sempre qualcuno che lo cerca, c’è sempre qualcuno che lo aspetta, c’è sempre qualcuno al suo tavolo o nel suo letto”, recita la quarta di copertina), nonché il suo progressivo scivolare nelle droghe e nella follia – ”ha inventato dal nulla i Pink Floyd; quando lo show business ha provato a stritolarlo tra i suoi ingranaggi infernali, lui non era più lui”, scrive ancora Gatti – questo volume, prendendo spunto dal nome dell’ultimo brano del disco A saucerful of secrets («una scodella, un piatto, un disco volante misterioso, una manciata di segreti. Saucerful è un po’ tutto questo», rimarca il giornalista Vittorio Macioce) rappresenta, per i fan più puri del gruppo inglese, una sorta di time machine.

Definito da David Hine, sceneggiatore di fumetti di caratura internazionale, ”un perfetto esempio di biografia speculativa, che può essere narrata solamente nel linguaggio del fumetto”, questo graphic novel richiede di prendersi del tempo per essere letto in modo accurato. Non è, insomma, una lettura da mezzi pubblici né da spiaggia. Un artista complesso (e complicato) come Barrett – adorava disegnare e dipingere, ma soprattutto leggere, spaziando dalla letteratura tradizionale inglese all’astronomia, dall’esoterismo ai libri sull’arte moderna – pur con i suoi limiti (Gatti ricorda che ”a volte, mentre il resto della band suonava un pezzo, Syd si andava a sedere vicino a un amplificatore, scordava le corde della chitarra sino a quando era impossibile suonare e stava per tutta la durata del concerto fermo ad agitare il plettro su una nota”) merita, ancora oggi, solo rispetto e ammirazione.

Info: www.edizioninpe.it

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