Arcipelago Italia

La città è sempre la stessa, Venezia, e anche i luoghi non cambiano, Giardini e Arsenale, ma di certo l’offerta culturale sì. Fino al 25 novembre è aperta al pubblico la 16esima Mostra Internazionale di Architettura dal titolo Freespace, a cura di Yvonne Farrell e Shelley McNamara, «con l’obiettivo di promuovere il desiderio di architettura» il Presidente di Biennale di Venezia Paolo Baratta ha spiegato che questa edizione pone al centro dell’attenzione la questione dello spazio libero e gratuito che può essere generato quando il progetto è ispirato da generosità, inoltre sottolinea come la volontà di creare free space può risultare, in modo specifico, caratteristica propria di singoli progetti ma che il free space diventa paradigma, in quanto rivela la presenza o l’assenza in genere dell’architettura stessa e ugualmente è segno di più alta civiltà dell’abitare, espressione di volontà e accoglienza.

Ai 71 partecipanti sono affiancati quelli raccolti in due sezioni speciali, la prima, con 16 presenze, è Close Encounter, meetings with remarkable projects e presenta lavori che nascono da una riflessione su ideazioni del passato; mentre la seconda, The Practice of Teaching, con 13 partecipanti, raccoglie lavori sviluppati nell’ambito dell’insegnamento. Sono 63 le partecipazioni nazionali sparse per la città lagunare, 6 presenti per la prima volta: Antigua & Barbuda, Arabia Saudita, Guatemala, Libano, Pakistan, e Santa Sede con un proprio padiglione sull’Isola di San Giorgio Maggiore. Il Padiglione Italia, alle Tese delle Vergini in Arsenale è curato da Mario Cucinella con un titolo diretto e lineare: Arcipelago Italia.

Cucinella si laurea in Architettura all’Università di Genova nel 1986, è stato relatore per Giancarlo De Carlo, Medaglia d’Oro RIBA 1993, dal 1987 al 1992 ha lavorato con Renzo Piano, ha fondato Mario Cucinella Architects a Parigi nel 1992 e a Bologna nel 1999 dove ora è attivo con uno staff di 60 persone tra architetti, ingegneri ed esperti di sostenibilità. Molte tappe e molti traguardi fino al 2017 quando gli viene conferita dall’Università di Trento la cattedra ad honorem Adalberto Libera, nello stesso anno Cucinella è stato nominato dal Mibact curatore del Padiglione Italia che concepisce come un percorso in grado di accompagnare il visitatore attraverso l’Arcipelago Italia, appunto, con l’obiettivo di trasmettere l’anima di questi luoghi, coinvolgendoli attraverso un racconto suggestivo e inclusivo, tra presente e passato per sfociare nell’indagine di alcuni scenari futuri con un destino possibile.

Alla base cinque proposte progettuali che intendono mostrare come l’architettura possa realmente agire da elemento di rilancio di quei territori, partendo da Off-cells. Un luogo del lavoro per le Foreste Casentinesi, a cura di Diverserighestudio con la collaborazione di Ernesto Antonini e Andrea Boeri dell’Università di Bologna e il supporto di Matteo Marsilio. Lo studio vuole riproporre l’idea di integrazione, sviluppando piccoli insediamenti in cui convivano spazi destinati a funzioni abitative e produttive, in relazione alla filiera del legno e a altre risorse della foresta, a cui possono progressivamente affiancarsi spazi per la formazione, la ricerca e l’impiego dei materiali o per l’accoglienza di visitatori. L’operazione ha lo scopo di fornire un supporto e un motivo alla stanzializzazione di abitanti e di attività legate al contesto locale. La seconda proposta, Un dittico per Camerino. Connettere comunità e cultura nell’area del Cratere, è cura di MoDus architect con la collaborazione di Maria Federica Ottone dell’Università degli Studi di Camerino. «Dopo il terremoto – afferma Mario Cucinella – Camerino ha bisogno di cure e attenzioni e deve essere rilanciata attraverso un’operazione di ricostruzione fondamentale per quel territorio e per tutta l’economia regionale», il progetto per l’area colpita dal terremoto del Centro Italia traccia due traiettorie di intervento, una sul centro storico e la seconda sui suoi margini, accumunate dalla volontà di generare spazi ibridi aperti alla comunità.

Con Laboratorio Basento. Due nodi curativi per la Collina materana, entriamo nella terza proposta, in questo caso a cura di BDR Bureau per Scalo Ferrandina e Gravalos Di Monte Arquitectos con Scalo Grassano, in collaborazione con Chiara Rizzi dell’Università degli Studi della Basilicata ed Emmanuele Curti, archeologo. Lo Scalo di Ferrandina si inserisce in un contesto territoriale in cui diversi tentativi di industrializzazione hanno lasciato segni evidenti. L’idea immagina lo scalo come un vivaio per la cura e lo sviluppo del territorio, cerniera a vocazione logistica per lo smistamento di persone, beni e servizi. Allo stesso modo l’intervento nello Scalo di Grassano mira a creare una rete di località che, attraverso infrastrutture comuni, condividano servizi, generando flussi, interazioni e sinergie tra i borghi sulle cime e gli snodi a valle. Ora tocca a Coltivare il futuro. Una piazza per la crescita del Belice a cura di AM3 con Vincenzo Messina e con la collaborazione di Maurizio Carta dell’Università degli studi di Palermo e l’artista Giuseppe Zummo. Tutto parte dal concetto di poter riabitare Gibellina Nuova trovando nelle sue attuali potenzialità le leve per una rinascita. Attraverso una fase di ascolto e di coinvolgimento della popolazione, è stata individuata una vocazione territoriale trainante per un’ipotesi di sviluppo locale, ovvero la promozione di una filiera agroalimentare di qualità. Infine la quinta tappa è a cura di Solinas Serra Architetti con la collaborazione di Giorgio Peghin dell’Università degli Studi di Cagliari e di Sardarch. La casa dei cittadini. Un luogo della cura per la Barbagia dichiara alcune necessità rilevate nei luoghi e fra gli abitanti trasformandosi in opportunità e intenzioni verso nuove risorse. Il programma è suddiviso sinteticamente in tre grandi blocchi: percorso sanitario, promozione della salute, ricerca. Le funzioni si combinano tra loro e i diversi usi previsti si adattano alle necessità che nasceranno nel tempo, al contesto esistente e a quello futuro, lasciando ampia libertà per l’incontro tra le persone, consentendo che in questo crocevia accadano le più svariate attività.

Viaggiando per Arcipelago Italia, tra gli artisti presenti, incontriamo Fabrizio Bellomo con il progetto Villaggio Cavatrulli, strutture scavate e modellate nell’antica pietra del Salento, un incastro di visoni geometriche, varie altezze, linearità che si mescolano con un carattere visionario che crede però nella sua effettiva realizzazione, «il Villaggio Cavatrulli – ci dice Bellomo – è prima di tutto un’idea, una possibilità di reimpostare l’attuale pratica di estrazione della pietra. Così da non dover più immaginare a posteriori come riqualificare le cave dismesse, bensì programmare l’estrazione: come si trattasse di una qualsiasi altra architettura. Definire ogni singolo processo di estrazione al fine di ricavarne architetture concave. Tutto ciò è nato da una decennale mappatura delle cave dismesse in Puglia. Molte delle quali sono regolarmente riabitate dalle comunità locali. Scarti architettonici che mi hanno insegnato qualcosa: un approccio differente a quello odierno ma molto simile alle antiche modalità: basti pensare alle architetture ipogee». Bellomo nel frattempo è anche presentare a Belgrado con Meccanicismo al Podroom-Kgb centro culturale di Belgrado, dove indaga il tema della macchina e le sue implicazioni sociali e politiche.

Un’altra figura attiva nel padiglione del Bel Paese è Andrea Conte, nome d’arte Andreco, un ingegnere e artista celebre per le sue opere sul rapporto tra uomo e ambiente. Sempre in viaggio tra l’Italia e gli Stati Uniti, è il primo artista presente con un murales sul Canal Grande a Venezia, oltre 6 metri per 100, in vernici naturali, per denunciare i rischi dell’innalzamento delle acque, è l’unico invitato a parlare di Resilient city all’Open European Day di Bonn e il solo italiano a tenere corsi alla Floating University di Berlino. In Biennale è presente con Muricinari, supportato da Studio De Gayardon e Paride Piccinini. Vincitore del premio internazionale di architettura del paesaggio per la rigenerazione rurale Jazzi nel 2016 è stato in seguito selezionato e chiamato nella Serenissima, osservando velocemente i render del progetto Muricinari, si vede una grande opera di Land Art su un pendio, in realtà andando a fondo si scopre una realtà ben più complessa. L’opera infatti è anche un attivatore per la rigenerazione rurale e la creazione di posti di lavoro per le maestranze locali. Alla basa le competenze dei Muricinari, coloro che costruiscono muretti a secco per i terrazzamenti. I muretti vengono costruiti direttamente con le pietre che si trovano nei campi, che vengono quindi bonificati e resi coltivabili, inoltre l’opera è pensata per essere percorribile a piedi e viene inserita in un circuito di camminamenti di montagna. Ai vertici della grande scultura si trovano quattro ruderi di Jazzi, rifugi in pietra anch’essi costruiti con tecniche di architettura megalitica. Queste costruzioni da progetto vengono ristrutturate ed utilizzate per attività di workshop, come quelli di astronomia durante le ore notturne e di vendita di alcuni prodotti coltivati in loco.

Info: www.labiennale.org