Alto Garda, la stagione 2017

A Riva del Garda, due realtà hanno inaugurato la stagione 2017, la Galleria civica G. Segantini di Arco e il Mag, Museo dell’Alto Garda con nuove proposte e iniziative che portano ancora una volta le strutture trentine ai vertici delle proposte culturali della nostra penisola. Non a caso il museo dell’alto Garda, oltre a riaprire i tre piani dedicati all’arte, all’archeologia e alla storia, presenta il primo nucleo di mostre in un nuovo allestimento che rivisita il piano terra, ideato per accogliere progetti legati alla fotografia e al video immersi in un mondo fantastico che avvolge la struttura stessa. Infatti il museo è un perfetto esempio di antico castello medievale a specchio sul lago e, a dare il via a questa nuova forma di indagine, Altitudini della visione. Il digradare del paesaggio dalle Alpi al Garda. Un viaggio di immagini dalle cime più alte delle Alpi e Dolomiti al Lago di Garda, attraverso una selezione di fotografie del periodo 1880-1930 provenienti dall’archivio e un’eccezionale filmato del 1912 di Pietro Marelli, Bellezze Italiche. Trento e dintorni, restaurato dalla Fondazione cineteca italiana. È evidente che la riorganizzazione delle sale sottolinea il deciso interesse della location per la fotografia, tecnica artistica a cui l’istituzione di Riva del Garda ha dedicato molte risorse e importanti focus di ricerca grazie ad una costante implementazione del proprio archivio e a proposte di percorsi espositivi e pubblicazioni a confronto con artisti contemporanei chiamati a raccontare il paesaggio naturale e umano in tutte le sue possibili declinazioni e visioni. In pinacoteca la rivisitazione dell’esposizione e delle opere è incentrata sul tema La figurazione del paesaggio. Affinità di vedute in pinacoteca.

Gli spazi ospitano nuove opere recentemente acquisite, come l’olio su tela di Giuseppe Canella, Limone Lago di Garda, del 1845 o la Veduta dal castello di Arco di Anton Hlavacek del 1880 ma anche dipinti e fotografie storiche di fine Ottocento e inizi Novecento. Inoltre una sezione completamente riallestita è dedicata alla pittura del Novecento rivano, rappresentata qui da due artisti nati a Riva del Garda a fine Ottocento, di cui il museo detiene un importante patrimonio: Luigi Pizzini, paesaggista e ritrattista, e Umberto Maganzini, esponente del movimento futurista insieme al conterraneo Fortunato Depero e successivamente protagonista della rappresentazione figurativa del reale. I visitatori hanno la possibilità di vivere in prima persona sensazioni senza tempo ancora percepibili nei lavori di interpreti che immortalarono questi luoghi a cavallo fra i due secoli scorsi, da Giuseppe Canella a Luigi Bonazza, da Carl Heinzmann a Heinrich Adam. Ad Arco da non perdere la proiezione del film dedicato a uno dei massimi protagonisti della pittura paesaggistica italiana, Giovanni Segantini. Dopo un primo passaggio al Biografilm Festival di Bologna lo scorso giugno dove ha vinto il Premio del pubblico nella sezione Arte, Segantini, ritorno alla natura, diretto da Francesco Fei, con Gioconda Segantini, Annie-Paule Quinsac, Franco Marrocco, Romano Turrini e con la partecipazione speciale di Filippo Timi, ci accompagna nella singolare e straordinaria vita di Giovanni Segantini con la sua originale capacità di percepire la natura come fonte d’ispirazione artistica e spirituale riuscendo a raccontarla in modo unico e carico di forza comunicativa. Nato ad Arco di Trento, di umili origini e con un tortuoso percorso di vita, Segantini riuscirà a diventare uno dei pittori più autentici dell’Ottocento italiano nonostante la prematura scomparsa: muore a soli 41 anni. Le strade, i borghi, le valli e gli scorci montani segnarono l’opera e l’anima di un artista capace di colpire anche Vasilij Kandinskij che rapportandolo con Rossetti e Böcklin, disse che Segantini, pur sembrando il più materiale dei tre, “adottò forme naturali definite, elaborate fin nei minimi particolari e (…) seppe creare figure astratte. Per questo, forse, è interiormente il meno materiale”.

Un documentario che si interroga sul suo cammino artistico con il contributo di pensieri e ricordi di chi ha conosciuto e studiato a fondo il pittore. Tra gli interventi d’eccezione quello della nipote Gioconda Segantini, di Annie-Paul Quinsac, massima esperta dell’arte segantiniana, di Franco Marrocco, direttore dell’Accademia di Brera e di Romano Turrini, storico di Arco. Come sottolinea il regista Francesco Fei: “Ho scoperto e amato fin da subito l’arte di Segantini visitando la Galleria d’arte moderna di Milano, perché possiede una sua personale e unica forza generatrice. Nei suoi dipinti si percepisce l’energia della natura nella sua più intima essenza e la presenza dell’uomo è colta nel confronto totalizzante con essa. Il suo messaggio è al tempo stesso classico ed estremamente contemporaneo. Anche la vita di Segantini possiede la medesima potenza, lo stesso fascino. Nato poverissimo, orfano a cinque anni, analfabeta, rinchiuso in un riformatorio a dieci, apolide per tutta la vita, riuscì, con la sua volontà e le sue capacità, a diventare uno dei pittori per importanti del simbolismo europeo. Inoltre con la sua compagna, Bice Bugatti, diede vita ad una storia bellissima d’amore; come si legge nel piccolo cimitero di Maloja, dove riposano per sempre insieme: arte e amore vincono il tempo. Segantini ha usato il paesaggio come base per una ricerca artistica fortemente simbolica e moderna, con risultati che lo elevano a livello mondiale. Non a caso all’estero è considerato come uno dei più grandi pittori simbolisti e artisti importanti come Kandinsky, Klimt e Klee hanno amato profondamente la sua arte”.

Altitudini della visione. Il digradare del paesaggio dalle Alpi al Garda | Fotografie 1880-1930
MAG Riva del Garda, Museo
19.03 – 05.11.2017

Segantini e Arco
MAG Arco, Galleria Civica G. Segantini
18.03.2017 – 14.01.2018

Info:  www.museoaltogarda.it

 

Articoli correlati