Revolushow

Personaggi assurdi, colpi di scena, violenza a go-go, battute demenziali, slogan e hashtag come se piovesse. Sono gli ingredienti della graphic novel Revolushow (Eris edizioni, 200 pagine, 17 euro) messa nero su bianco – anzi, in bianco e nero – dall’illustratore Alessandro Caligaris, affiancato dalla penna di Antonio Lorenzo Falbo. «Teleinfoiati sintonizzati, benvenuti a Revolushow», recita l’invito – neanche tanto velato – a immergersi in un freakshow spietato, scorretto e dissacrante, un circo 2.0 in grado di contenere il peggio della nostra tv e dei social network. Una lunga, ininterrotta diretta televisiva dove il lettore diventa spettatore. Perché, come recita l’antico motto, «un abbonato ha sempre il posto in prima fila», e non fa difetto l’appassionato del talk show di punta di “C.c. tv”, l’emittente della city immaginata dagli autori. Dunque sfogliando le pagine facciamo la conoscenza di King hashtag, il conduttore, un imbonitore dei giorni nostri – «grazie amici, anch’io sono in calore per voi» è il ringraziamento al suo pubblico – che ha preparato una grande sorpresa, di quelle che rendono memorabili una puntata.

L’ospite d’onore, infatti, è colui che rappresenta il potere, quello tangibile, ed è al vertice del Bazura empire; tutto ciò mentre l’esperto di social del programma sta preparando i suoi interventi per svelare l’identità di coloro che minacciano l’uomo più potente che abbia mai varcato lo studio. «Lei che provvede da sempre a coprire le falle del nostro sistema, che ha saputo rilanciare l’economia di questa città quando stava per crollare. Sono commosso». Ecco in che modo il boss viene accolto dal viscido conduttore («santità, possiamo farci un selfie insieme?», è la “disinteressata” richiesta). Servi sciocchi che la tv non manca certo di propinarci, e che fanno sempre rabbia. Anche quando sono solo immaginari. Perché la vera forza di Revolushow è proprio questa: acido e grottesco, il racconto strutturato dal duo torinese Caligaris-Falbo è davvero disturbante poiché non così distante da una realtà che, se già non è tale, presto potrebbe esserlo. «Sovverti la noia». È questo il diktat, ma oggi siamo talmente assuefatti al dover postare, taggare, twittare che la noia – quella ”sana” – non sappiamo nemmeno cos’è. Rabbia, rancore, invidia. Tutti sentimenti che gli autori buttano nel calderone, con la capacità di sapere (perfettamente) dove andare a parare. Le belle gioie, i moralisti e i puri di cuore si tengano debitamente lontani da questa lettura. Per tutti gli altri, Revolushow sarà davvero una (s)piacevole conferma.

Info: www.erisedizioni.org

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