La mostra Tutto di Alighiero Boetti alla Gladstone gallery è aperta fino al 30 giugno

New York

La Gladstone gallery di New York, in collaborazione con la Fondazione Alighiero Boetti di Roma, presenta fino al 30 giugno Tutto di Alighiero Boetti. L’esposizione è composta da otto opere della serie Tutto che l’artista ha realizzato dopo le serie degli Arazzi e Mappa. Fra il ’71 e il ’79 Boetti ha lavorato in Afghanistan, a Kabul, alla sua produzione di arazzi che vedrà varie applicazioni della sua concezione di arte. Arrivato a Kabul, aveva iniziato a commissionare ad artigiani afgani i lavori ricamati mentre lui rimaneva l’autore dell’opera a livello concettuale, in linea con la sua predisposizione creativa che sdoppiava il suo nome in Alighiero e Boetti.

Essenziali sono i materiali scelti e il tempo di realizzazione. Per quanto riguarda i materiali erano presi dalla quotidianità e questo faceva parte di un’arte che si rivolgeva alla vita vera e all’approccio con l’Arte povera. L’abilità delle maestranze impiegate era indubbia, e persino i piccoli difetti che potevano scaturire da un lavoro fatto a mano erano compresi nella complessità dell’opera. Alla fine del ’79 i russi avevano invaso e occupato l’Afghanistan e la produzione di Boetti aveva avuto un brusco arresto, ma negli anni successivi era rientrato in contatto con questi artigiani afgani in esilio a Peshawar, Pakistan, dove aveva iniziato a realizzare la serie Tutto. Tutto ha creato un’evoluzione del suo percorso che andava verso una quantificazione del tempo rivolta all’infinito dove si potevano leggere simboli e patterns che si sommavano e collegavano attraverso stratificazioni. Ora lavorava su un’immagine di totalità rivolta a una visione di un mondo completamente avvolto da un estetica compresa in un’armonia totalizzante.

Questi arazzi sembravano strutturati come puzzle carichi di icone simboliche, oggetti e motivi tratti dal nostro mondo quotidiano. Questo sistema creava un’ambiguità dove il disordine e la casualità si esprimevano in un contesto più esteso a livello concettuale, a volte le componenti si sommavano a tal punto che i colori si mischiavano. Questo era un approccio nuovo alla manifattura degli arazzi. Giocava con le superfici tanto che si raggiungeva una tridimensionalità: questi strati di ricami ricchi di immagini e concetti creavano un gioco di prospettive che ingannava l’occhio. Si realizzava una vibrazione cromatica e concettuale. Boetti è stato protagonista di numerose retrospettive fra cui Alighiero Boetti: Game Plan organizzata al Reina Sofia di Madrid nel 2011 che è stata poi portata alla Tate Modern di Londra nel 2012 e al Museo di Arte Moderna di New York sempre nel 2012. È stata realizzata una personale dell’artista alla Fondazione Maxxi di Roma nel 2013. Opere di Boetti sono state presenti a Documenta 5 nel ’72, Documenta 7 nell’82, Documenta 13 nel 2012. Ha partecipato alla Biennale di Venezia negli anni 1972, 1978, 1980, 1986, 1990, 1993 e 1995, mentre nel 2011 il Padiglione Italiano alla Biennale di Venezia è stato dedicato interamente al suo lavoro. Info: www.gladstonegallery.com