Giants in Milan

Un film, un documentario, un’inchiesta sull’arte contemporanea a Milano, ma soprattutto una sorpresa anche per chi la città la conosce o ci vive. Un lungometraggio in cui l’audio è superfluo, almeno alla prima visione, poiché lo schermo è in grado di offrirci immagini, istantanee e fotogrammi su musei e gallerie private, fondazioni, piccoli spazi indipendenti, scorci della città. Giants in Milan è il nome di un progetto che include una serie di film sulla cultura a Milano, diretto da Pino Farinotti e che spazia dall’arte al cinema, alla moda ed altro. Una ricerca a tappeto, oculata e capillare su tutto il territorio urbano, un’ora precisa di proiezione in cui tiene le fila delle interviste la critica d’arte Rossella Farinotti con la regia del fotografo Giacomo Favilla. Si svelano i nuovi giganti dell’arte a Milano, vicino ai celebri ed eterni capolavori del centro meneghino che il mondo ci riconosce come il Cenacolo, la Pietà Rondanini o il Cristo morto di Mantegna. Aperto solo nel 2010, il Museo del Novecento apre il sipario del film con la sua vasta collezione e le sue sale monografiche dedicate a Burri, Fontana, Martini, Boccioni e che insieme al vicinissimo Palazzo Reale è punto di riferimento per l’intera comunità cittadina e non solo. La Sala delle Cariatidi del Palazzo Reale, distrutta nel 1943 ha assunto nel tempo grazie all’esposizione di grandissimi artisti un ruolo di riscatto politico e civile già con l’esposizione nel ’53 di Guernica di Pablo Picasso, che decise per la prima volta di far uscire dalla Spagna il suo capolavoro. Nello stesso spazio pochi anni dopo, Enrico Baj espone Il Funerale dell’anarchico Pinelli e nel recente 2012 Maurizio Cattelan la sua celebre opera La Nono Ora. Ma le istituzioni culturali sono anche quelle dove non esistono opere d’arte in esposizione, come gli archivi, e quello di Milano che è la Cittadella degli Archivi si trova ad essere con i suoi 70 km lineari, il Polo Archivistico più grande d’Europa. Dal centro della città gli spazi si moltiplicano e le immagini scorrono demtro al PAC con i suoi artisti di riferimento come Gina Pace, Vito Acconci, Yayoi Kusama, Marina Abramovic, Vanessa Beecroft fino alla Fondazione Trussardi, e nello spazio di ViaFarini e del Docva, che la sua direttrice Patrizia Brusarosco definisce niente più che un ‘incubatore creativo’. Realtà originali come le Gallerie d’Italia, uno spazio che racconta tutto il Novecento, hanno dato voce anche ad artisti che con la loro opera non hanno mai aderito a nessuna corrente artistica, ma che si sono a pieno titolo inseriti nell’olimpo dell’arte come Emilio Isgrò convinto della peculiarità che solo Milano possiede come: la sola realtà europea che abbiamo nel nostro paese. Uno stato di fatto riconosciuto e che ha reso Milano un centro attrattivo anche per gli editori d’arte.

L’arte pubblica di Milano, poi, vive nella scultura di Cascella in Piazza della Repubblica o nel Neon di Dan Flavin nella Chiesa Rossa e nell’opera di Alberto Garutti, docente ed artista che spiega la sua prima opera pubblica situata nella piazza milanese di Porta Nuova dedicata a Gae Aulenti, con cui si apre il trailer di Giants in Milan. Ventitré tubi di ottone cromato che sono le vene di un corpo architettonico e che si insinuano e irradiano come le relazioni, le voci, i suoni che s’incrociano e danno vita ai linguaggi, ai modi di dire, ai pettegolezzi. Lo sguardo continua sulla molteplicità delle gallerie private, diverse per tipologia e grandezza di spazi, per concept, per mission. Massimo De Carlo, Raffaella Cortese, Otto Zoo, Tile Project o Peep-Hole diretto da Vincenzo De Bellis direttore del Miart, solo per citarne alcuni in un elenco che forzatamente rimane inconcluso. Professionisti che hanno visioni internazionali e sperimentali, ma che ancora hanno ragione di essere vicini a realtà più storiche come lo Studio Marconi nella cui collezione si trovano Sonia Delaunay, Sironi, Man Ray. Spazi diversi anche piccoli come una stanza, capaci di sprigionare un’energia che solo l’arte può dare sono anche gli stessi studi d’artista che diventano strumenti e crocevia di idee e soluzioni. Uno spazio ‘inventato’, onirico e irreale è quello dell’artista Luigi Presicce nel suo studio barocco, luogo di meraviglie come una Wunderkammer, ma anche di accumulo in cui persone, quadri, arredi, stoffe, santi e diavoli si mescolano. La conclusione di questo giro di giostra è affidata alla visione dell’Hangar Bicocca attualmente diretto da Vincente Todoli. Il luogo che dirige è unico, a parer suo e anche nostro, incapace di assolvere unicamente alla mera funzione espositiva come ogni ampia e gradevole stanza candida. L’hangar porta con sé una carica simbiotica in grado di accogliere l’arte e fondersi ad essa, così da diventare un luogo nuovo diverso da come era prima. Per spiegarci questo da una formula matematica che non funziona nell’algebra ma nella realtà sì, soprattutto quella dell’arte. Quando in un’addizione uno più uno fa magicamente tre entriamo nel regno dei sogni che diventano realtà. Un piccolo calcolo che ci piace adottare anche per l’intera città di Milano che, come una capitale d’arte europea, ‘consuma’ e allo stesso tempo produce arte. Quella del passato studiata e ammirata, quella del presente che circola dentro ad un mercato vivacissimo di collezionismo e mecenatismo contemporaneo e quella del futuro che qui si concepisce con la molteplicità delle soluzioni di formazione ed esposizione pubbliche e private, come residenze, fiere, premi. Il film è acquistabile nei musei e gallerie della città e nelle librerie Feltrinelli, Mondadori, Expo2015.

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