Una promessa di felicità

La galleria Anna Marra di Roma riapre dopo la pausa estiva presentando la mostra del giovane artista Francesco Irnem, classe ’81, che, dopo essersi formato nella capitale, ha scelto di lavorare tra Roma e New York. Il lavoro di Irnem si sviluppa a partire da un’indagine sulla scultura e sulla pittura focalizzandosi sul rapporto tra spazio naturale e spazio artificiale. L’attenzione dell’artista ricade sulla necessità dell’uomo di sentirsi protetto e schermato da ciò che lo circonda; analizzando i margini e le linee di confine che si instaurano all’interno di questo meccanismo antropologico. Per questa occasione l’artista ha appositamente elaborando una sorta di percorso che si snoda nei diversi spazi della galleria, utilizzando materiali tipici dall’edilizia che ha accostato a immagini dipinte e fotografiche oltre che a elementi vegetali. I lavori esposti risultano così una sorta di mediazione tra costruito artificialmente dall’uomo e la natura. Lo spettatore si sentirà estraniato passeggiando sulla rumorosa griglia in ferro zincato posta a terra nella prima sala della galleria; qui piccole porzioni di cielo sono appese al di sopra della linea dello sguardo. Si tratta di Delimited Beam: raffinati lavori pittorici ottenuti stendendo, per velature su tela di lino,olio, polvere di pietra calcarea e grafite. Una visione dal basso del cielo a diverse ore del giorno, come quando si guarda verso l’alto incastrati tra i grattaceli cittadini quando il cielo appare come artificialmente incorniciato. Andando oltre, un pannello in cemento con alcuni interventi di colore e un cumolo di lamelle compresse di legno (il celebre osb) e griglie di ferro sono solo apparentemente appoggiate in modo casuale alle pareti, suggerendo l’idea di un luogo dove i lavori sono in corso.

Si giunge poi nella seconda sala dove al centro si erge Be top be down un’ambigua struttura geometrica posta al centro dello spazio. Simile a un’armatura usata per erigere pareti, al suo interno custodisce foratini spaccati e piccole porzioni di cemento che si appoggiano al di sopra di alcune fotografie identiche e capovolte dell’Himalaya. Qui, l’imponente catena montuosa posta sottosopra assurge il ruolo di radice di questo inconsueto scheletro, – indubbiamente poco stabile e solido – proponendo un ribaltamento di senso: “La natura nella sua espressione più imperiosa rinasce al contrario dell’opera dell’uomo in disfacimento”, sottolinea il curatore. Alla fine del percorso, all’interno del cortile della galleria, alcune piante di Kenzia sono raccolte tra tubi innocenti generalmente usati per i ponteggi, andando a formare un cubo di paesaggio ben delimitato. Grove in Scaffolding è una porzione algida di natura, un piccolo vivaio pensato per essere facilmente collocabile così com’è un po’ ovunque. Quello che ci propone Irnem è forse un’analisi del rapporto che l’uomo cittadino ha oggi nel suo quotidiano con la natura? La mostra Questa è solo una promessa di felicità, curata da Raffele Gavarro, dichiara esplicitamente di volersi ancorare a quella promesse de bonheur, che se in Stendhal era la promessa della bellezza diviene poi, prima in Nietzsche e poi in Adorno, l’esperienza del mondo che l’artista compie con la realizzazione dell’opera d’arte. Irnem, dunque, attraverso i suoi lavori, propone la sua personale visione della realtà, alla quale il fruitore è invitato a partecipare oltre che ovviamente a riflettere e a giudicare.

Fino al 24 ottobre; Anna Marra Contemporanea, via Sant’angelo in pescheria 32, Roma; info: www.annamarracontemporanea.it

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