Un’installazione di Chiara Repaccini in Biennale per omaggiare Monicelli

Venezia

In occasione del centenario della nascita del maestro del cinema italiano Mario Monicelli, la Biennale di Venezia gli rende omaggio con l’installazione Fantasmi, allestimento artistico al Palazzo del Casinò di Chiara Rapaccini, in arte RAP, che avrà luogo in anteprima durante la 72esima Mostra Internazionale d’arte Cinematografica di Venezia (2 – 12 settembre 2015). Per il progetto Fantasmi, Chiara Rapaccini – la compagna di una vita del maestro Monicelli – si è ispirata alle fotografie del suo archivio privato. Si tratta di un gran numero di foto inedite, scattate dai più grandi fotografi di scena degli anni dai ’60 ai ’90 sui set di molti capolavori di Monicelli, tra i quali Brancaleone, Risate di gioia, Casanova 70, I compagni, rielaborandole e mettendo a punto una vera e propria installazione. Al Palazzo del Casinò si vedranno 20 teli oscillare leggeri tra le colonne di travertino grigio delle grandi sale marmoree, come lenzuola stese ad asciugare. Una ventina di anni fa Mario Monicelli gettò via, insieme ad altri documenti, le fotografie di un’intera vita di lavoro, ritenendole ”documenti del passato di nessun valore”. La Rapaccini le ha recuperate e negli anni le ha catalogate, ordinate, archiviate. I bianchi e neri contrastati della pellicola, quando ancora non esisteva il digitale, la straordinaria forza espressiva dell’attimo di lavoro colto dai maestri della fotografia di scena, i ritratti dei grandi attori della commedia cinematografica italiana, hanno ispirato l’artista nel suo lavoro. Ha stampato le fotografie su grandi lenzuola di lino ed è intervenuta con pennello, punta secca e ricamo. Con la tecnica del fumetto e della scrittura libera, ha ”dialogato” con i protagonisti del grande cinema italiano, Sordi, Totò, la Magnani, Mastroianni. Per ricordare il cinema italiano e Mario Monicelli, un secolare interprete sempre giovane, colto e ribelle, uomo dai mille interessi, che amava approfondire tutte le arti maggiori. La sua, il cinema, la considerava un’arte ”minore”.