I sogni di Adele Ceraudo

Nella tre giorni milanese di Art for Porn, alla galleria Le Dictateur di Milano grandi protagoniste delle serate saranno anche le performance di tre artiste: Francesca Arri, Lilith Primavera e Adele Ceraudo. Abbiamo intervistato Adele Ceraudo per scoprire qualche anticipazione sul suo personale omaggio al progetto delle Ragazze del Porno. Domenica 29 Marzo Adele Ceraudo, meglio conosciuta come Lady Bic, presenterà per la prima volta accanto ai suoi noti disegni con la Bic le foto che hanno dato vita a quelle opere, integrandole in una performance erotica, I sogni di Adele. Un passo importante per la concretizzazione della personale idea di mostra della Ceraudo.

Mettere insieme diverse discipline e media, coinvolgere più artisti per la realizzazione di un prodotto finale dalle molteplici sfaccettature: le tue performance stanno diventando un’opera collettiva e multimediale?
«Le mostre in senso tradizionale mi annoiano, i quadri sulle pareti sono solo per gli addetti ai lavori. Invece mi piace il gioco di squadra, esplorare e mostrare l’arte da tante prospettive, creare un’esperienza totalizzante. Ci vuole una maggiore interazione e siccome non sempre il grande fotografo é in sintonia con la tua opera -a volte le collaborazioni si limitano a un episodio- sto creando nuove collaborazioni artistiche con professionisti che vogliano realizzare ciclicamente opere con me. Da quando mi sono trasferita a Milano (a Ottobre 2014 ndr) si stanno componendo i pezzi del mosaico di una vita, delle esperienze vissute, delle conoscenze, dei miei amori e miei amici, altri artisti con i quali adoro lavorare e fare arte».

Ci dai una anticipazione sulla performance di Art for Porn?
«La performance scenica sarà anche un set fotografico per Claudio Abate e cinematografico per il regista Giovanni La Parola. Il risultato produrrà una costante incognita emozionale. Sarà tutto buio, una luce rossa illuminerà il mio corpo nudo e dormiente, mentre Alessio Bonomo suonerà dal vivo in sottofondo un brano da lui composto dedicato al piacere femminile, riarrangiato per l’occasione. I disegni esposti alle pareti rappresentano i miei sogni, in una atmosfera erotica e sensuale. Lo spazio in cui mi esibirò è piccolo, sarà una custode dei miei sogni (la performer Annalisa Franzosi) a far entrare tre/quattro persone per volta».

Dal 2013 hai iniziato il lavoro sull’eros femminile, il percorso si concluderà nell’autunno 2015. Cosa stai preparando?
«Sto prendendo contatti per la preparazione dell’ultima grande performance: un vero e proprio spettacolo dal vivo. Si tratta di una sorpresa, riguarda una pratica che sto iniziando a scoprire in questi giorni e che mi ha aperto un mondo nuovo, ma non posso svelarvi di più».

Cosa sta cambiando nelle tue opere?
«Tutto. Un amico gallerista mi ha fatto notare che le fotografie di cui sono protagonista e che erano una sorta di preparazione ai disegni, facevano parte dell’opera in maniera inscindibile. Quando ho realizzato l’importanza di questo, la genesi dell’opera ha acquistato dei contorni diversi per me, non avevo ancora maturato questo aspetto fondamentale, era più un punto di partenza e basta. Sto preparando una mostra a Melbourne per i primi di Aprile, una collezione che ho terminato l’anno scorso ed è dedicata ai miti biblici, tra cui il Cristo in Croce di Matteo Basilé. Si tratta di una mostra in una galleria privata di un antiquario australiano molto importante, pensa, patrocinata dall’Istituto di Cultura italiana e dal Consolato italiano, c’é uno staff che sta lavorando per produrre l’evento e mi trattano come una specie di star. Abbiamo creato una associazione che si chiama GAIA e che promuoverà gli scambi culturali tra Italia ed Australia. Quando tentai di esporre le prime opere di questa serie a Roma, non me lo permisero. Fino a questa mostra non avevo maturato l’importanza fondamentale di alcuni materiali che avevo prodotto con i fotografi, serie che ahimè sono pesino andate perdute. Adesso voglio lavorare soprattutto con fotografi che si concentrino sul lavoro insieme a me, creando a loro volta un segmento dedicato all’interno della loro produzione, come sto facendo ad esempio con Giuseppe Resci».

So che le tue vicende personali piuttosto tormentate ti hanno portato ad essere, nelle tue stesse opere, interprete di esperienze forti e traumatiche del mondo femminile. Come mai hai scelto il nudo?
«Si tratta di un percorso, ci sono stati dieci anni in cui ho inflitto dolore al mio corpo, per mia stessa mano. Uscita da questo periodo in cui il mio corpo è sopravvissuto salvandomi e sostenendomi, mi è sembrato naturale celebrarlo in tutta la sua vitalità. A quel punto era il 2009 e ho iniziato ad esporre più seriamente, celebrando la salute, la bellezza e la vita. La seconda fase è stata la reinterpretazione sempre attraverso me stessa dei maestri italiani a cui ho sempre guardato. Vorrei che i miei messaggi sul piacere fossero un messaggio di bellezza per tutte le altre donne, in sintonia con la nostra sensibilità e il nostro modo di vivere l’eros, nella performance ad esempio tutto sarà volto ad esaltare l’erotismo e il corpo femminile ma con sensualità delicata».

E invece l’eros?
«L’eros è iniziato con la terza fase, superati i quaranta anni ho scoperto che essere donna è bello. Il corpo femminile è bellissimo, il dolore fa parte della nostra vita continuamente (il ciclo femminile, ad esempio) ma nonostante questo noi creiamo miracoli e voglio condividerlo con gli altri. Con Le Ragazze del Porno ci siamo davvero trovate, una fortunata coincidenza in un periodo in cui stiamo lavorando sulle stesse cose».

So che è una domanda che ti avranno fatto spesso, quando hai scelto la Bic per i tuoi disegni?
«Da piccola. A casa c’era la penna Bic, la usavo continuamente perché disegnavo di tutto. Poi la mia formazione (architettura e belle arti) mi ha portato ad essere sempre più minuziosa nel lavoro, tutta la precisione che non metto nelle cose della vita la riverso nei disegni».

Il nudo erotico è sempre più protagonista di cinema, pubblicità e arte, lo è sempre stato ma la vera novità è che il messaggio è veicolato proprio da donne, che definiscono ginecologico e poco eccitante il porno fatto dagli uomini. Tu cosa ne pensi?
«Beh si il messaggio é che l’erotismo femminile sta finalmente venendo fuori, come appunto vogliono affermare le ragazze del porno assieme a tutti gli artisti e le artiste che hanno aderito al progetto: anche alle donne piace il porno, ma quello che c’è -fatto dagli uomini- é privo di estetica e di sicuro poco eccitante. Ho visto un film con Rocco Siffredi di recente e diciamo che per quanto mi stia molto simpatico non ho trovato niente di eccitante in prodezze sessuali con palline da tennis o altro, se non la curiosità soddisfatta della capacità del corpo umano di dilatarsi notevolmente: ma che c’entra con l’eros? Anche la parola porno, non ho capito bene cos’ é: rappresentare l’atto sessuale non è pornografico, forse lo è davvero molto di più rappresentare qualcuno che mangia. Io definirei l’atto di mostrare l’eros, attraverso l’arte , realismo sessuale. Adesso è il momento delle donne, del corpo delle donne e del piacere femminile, per fortuna. Io sono stata la prima a realizzare la “Donna Vitruviana”, proprio in antitesi alle raffigurazioni classiche».

Quanti lavori esporrete ad Art for Porn e quanto costeranno?
«Esporremo sei lavori, ci saranno i miei disegni e le foto di Giuseppe Resci e Dario Scaramuzzino. Le mie opere partono dai cinquemila euro mentre le foto di Giuseppe e Dario vanno dai duemila ai mille euro, il ricavato andrà per metà al progetto, di cui sono testimonial e sostenitrice con la mia arte.

Hai mai pensato a portare la tua arte in altri contesti creativi?
«Sono contenta di lavorare per tutti gli ambiti della creatività, sto ricevendo numerosi gesti di apprezzamento e riscontri da critici esperti e colleghi, questo mi gratifica molto. Milano è un posto che lo permette, Roma purtroppo molto meno e qui era molto difficile vivere della mia arte, sono scappata. Tornerò a Giugno per una mostra organizzata da un gallerista bolognese, un dialogo artistico con Giosetta Fioroni».