David Bailey al Pac

“Cerco di semplificare le cose con uno sfondo bianco e nessun elemento di distrazione. Voglio solo che l’emozione del soggetto venga in superficie…ottenere qualcosa dal quel soggetto, anche se devo forzare il processo con dei modi un po’ bruschi”. E’ questa la filosofia creativa dell’artista inglese David Bailey, universalmente riconosciuto come uno dei padri fondatori della fotografia contemporanea, per cui fotografare è come “essere un vampiro, catturare una personalità”. Personaggio schietto, arguto e irriverente, Bailey nasce a Londra nel 1938 e negli anni Sessanta si afferma come fotografo di moda collaborando con Vogue. I suoi primi lavori hanno catturato l’atmosfera londinese di quegli anni, portando l’energia della street culture nel panorama della fotografia dell’epoca e lanciando personaggi come Jean Shrimpton e Penelope Tree. Tra i più popolari esponenti del mondo della fotografia d’autore, Bailey ha sempre considerato il ritratto – geniale e spesso provocatorio – come interesse centrale della sua attività creativa. Da questa passione nascono alcuni delle immagini più iconiche degli ultimi cinquant’anni, durante i quali l’artista ha lavorato con personaggi come Cecil Beaton, Anjelica Houston, Jack Nicholson, Catherine Deneuve, Damien Hirst, i Rolling Stone, Meryl Streep, Johnny Depp e la stessa Regina Elisabetta d’Inghilterra, solo per citarne alcuni.

Reduce dallo straordinario successo alla National Portrait Gallery di Londra, Stardust approda in questi giorni al Pac di Milano: una mostra personale imponente, che ripercorre la lunga carriera di Bailey con oltre 300 fotografie selezionate direttamente dall’artista. Stardust offre uno sguardo inedito e stimolante, poetico e irriverente su un mondo popolato da “celebs” e sconosciuti, da luoghi e personalità molto differenti. Il percorso della mostra procede per temi, confrontando generi molto diversi: dalla fashion photography agli still lives, fino alla fotografia di viaggio con immagini dall’India, dall’Australia, dalla Papua Nuova Guinea, dal Sudan e dall’East End londinese. Protagonisti naturalmente i ritratti di scrittori, musicisti, registi, modelle, artisti uniti e gente comune con cui Bailey è entrato in contatto negli anni, con un fil rouge ad accomunarli: il palpabile coinvolgimento tra l’artista e il soggetto, che dà vita a immagini di straordinaria intensità. Un universo evocativo in cui l’immaginazione riveste un ruolo centrale perché, citando le parole dello stesso artista, “ci vuole molta immaginazione per essere un bravo fotografo. A un pittore serve meno immaginazione, perché le cose si possono inventare. Ma nella fotografia tutto è ordinario: ci vuole molta osservazione prima di imparare a vedere lo straordinario”. Una lezione valida non solo in fotografia. Stardust è una co-prodotta dal Comune di Milano, PAC, Tod’s in collaborazione con National Portrait Gallery e ICON.

Dal 1 marzo al 2 giugno, Pac Padiglione d’Arte Contemporanea, via Palestro 14, Milano; info: www.pacmilano.it

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