Media art festival

A cosa serve una mostra? Fra le innumerevoli risposte che si possono dare, una le accomuna tutte: rendere esplicito qualcosa, pensiero o lavoro che sia. Nel loro mostrarsi, le opere si pongono come esempio delle capacità di un artista o delle potenzialità di un determinato mezzo espressivo. A volte le due cose sono divise, altre volte unite. Questo è il caso della mostra From body to mind, new generations of italian media artists, tappa del più grande progetto Media art festival. L’esposizione fra i tanti scopi ha l’esplicito intento di mostrare a cosa può servire una conoscenza tecnologica e, nel rendere palese una funzione, contemporaneamente ne presuppone delle altre: l’arte così è solo una delle possibilità, non la migliore.

Alle spalle della mostra (e di tutto il Media art festival), curata da Valentino Catricalà e ospitata negli spazi della centrale Montemartini, troviamo la fondazione Mondo digitale. ”L’organizzazione – e citiamo dal sito – lavora per promuovere la condivisione della conoscenza, l’innovazione sociale e l’inclusione sociale, con particolare attenzione alle categorie a rischio di esclusione (anziani, immigrati, giovani disoccupati, ecc)”. Ed è proprio in questo senso che il percorso espositivo si propone come un esempio delle possibilità espressive di determinate tecnologie, un esempio per tutti gli studenti di come ciò che studiano in aula può avere anche un approdo artistico. Video e installazioni sono infatti le tecniche artistiche più rappresentate nella mostra che espone lavori realizzati da giovani artisti anche insieme a studenti.

Insieme alla mostra, come ogni festival che si rispetti, completa il quadro un fitto programma di workshop e talk con protagonisti non solo italiani, tra cui Giovanni Melandri, Leonardo Zaccone, Stephen Partridge e Antoni Abad, nel tentativo di dare una panoramica più completa possibile sul mondo digitale. Così, alla centrale Montemartini, si affiancano altri due spazi, l’università di Roma tre, nella sede di via Ostiense e la palestra dell’innovazione. «Questo è solo il primo passo – spiega il curatore Catricalà – lo scopo è cercare di unire le forze in un universo che a volte sembra spezzettato e dove ogni feudo pare pensare a se stesso. Sarebbe bello se questa fosse anche una possibilità per allargare le collaborazioni e coinvolgere altre istituzioni». Tanti i partner della manifestazione da Roma capitale alla Rufa, fino alle collaborazioni con Intel, il patrocinio di Roma tre e il British council.

Fino al 1 marzo; varie sedi; info: http://mediaartfestival.org

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