Ed Ruscha

Roma

Questa sera alla Gagosian Gallery di Roma presenta la mostra con i nuovi dipinti di Ed Ruscha. L’artista ha rappresentato gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia del 2005 con Course of Empire, un progetto ispirato all’omonimo ciclo del pittore americano Thomas Cole (1801-1848), raffigurante la trasformazione di un paesaggio nel corso del tempo: da un’originale condizione di pura naturalezza, a luogo industrializzato, a terreno arido e desolato. Nel corpus Psycho Spaghetti Westerns del 2011, Ruscha continua a sviluppare la poetica di queste riflessioni, concentrandosi sul deterioramento del panorama americano contemporaneo, sia a livello empirico che metaforico. Un delicato esercizio di memoria e percezione che ha definito spreco e recupero.

Negli ampi dipinti orizzontali di questa serie, il paesaggio diventa un vero e proprio concetto teorico di piani astratti e contigui, da una parte lo sfondo sfumato e dall’altra il primo piano figurativo (prato, boscaglia, roccia), tagliati da una diagonale decisa. Questa soluzione pittorica utilizzata spesso dall’artista, già dalla serie Standard Station del 1960, qui si trasforma in un palcoscenico pittorico neutrale su cui si stagliano nature morte iperrealiste, rifiuti quali brandelli di pneumatici (gators), lattine di birra, materiali da costruzione e imballaggio, materassi abbandonati: alterazioni della realtà per cause naturali o sociali. Nei lavori più recenti in mostra a Roma, Ruscha prosegue la meditazione malinconica della serie Psycho Spaghetti Westerns attraverso immagini complesse che fondono i suoi segni distintivi con le tecniche pittoriche e le atmosfere raffinate dei grandi maestri del passato, trasformando il romantico viaggio on the road della giovinezza in un panorama distopico sul ciglio della strada. In Gators pneumatici scoppiati, rappresentati meticolosamente a grandezza naturale, fluttuano come esemplari botanici su uno sfondo completamente bianco; in Hydraulic Muscles, Pneumatic Smiles frammenti simili si librano dietro la scritta omonima su un fondo porpora sfumato in bianco, creando abilmente il legame uomo-macchina.

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