Punto di fuga

Roma

«Sabrina cercava continuamente su internet informazioni per capire cosa stesse succedendo al suo corpo. Mi raccontava di organi interni che si spostano per fare spazio al feto e di altri effetti della gravidanza che le provocavano strani sogni». Una gravidanza non prevista si pone come un’esperienza emblematica nella vita di Sabrina, una ragazza di 26 anni, protagonista della graphic novel di Lucia Biagi. Una giovane, quella tratteggiata dalla fumettista e illustratrice pisana classe 1980, simile a tanti suoi coetanei, costantemente alla ricerca di una strada da imboccare. Una porta attraverso la quale scappare da un’esistenza, personale e professionale, che sempre più spesso concede poche prospettive. Un Punto di fuga (Diabolo edizioni, 160 pagine, 15.95 euro), questo è il titolo del volume a colori, dove l’autrice affronta un tema sempre attuale e discusso come l’aborto – «per farla breve, sono incinta e voglio abortire. Come si fa?» chiede sbrigativamente Sabrina al suo medico – restituendolo all’unica sfera legittima, quella della semplice narrazione personale, nel pieno rispetto delle scelte della donna, della libertà di decidere del proprio corpo e della propria esistenza.
Già, ma è chi è davvero Sabrina? Di professione commessa in un negozio di intimo, con il fidanzato Stefano e insieme a suo fratello minore abita in una città di provincia che le sta stretta; ha un carattere forte, che a tratti si fa violento nel gridare agli altri la sua profonda sofferenza. La sua è la condizione di chi non ha più vent’anni, ma non si sente ancora un adulto capace di assumersi le responsabilità che la vita comporta. «Come saprai, da quando firmi la richiesta di interruzione all’intervento deve passare per legge una settimana. Durante questi giorni puoi cambiare idea. E se vuoi puoi parlare con qualcuno delle possibile alternative», insistono i medici con la giovane, sentendosi rispondere un algido (ma Sabrina è tutto fuorché una ragazza insensibile) «mi interessa solo rientrare nei tempi». Senza più un lavoro – «aveva usato quasi tutta la liquidazione per comprarsi un portatile nuovo, sprecava poi il resto dei soldi che le erano rimasti con creatività e regolarità. Sembrava impegnarsi nel dare il peggio di sé» – la giovane cammina in bilico tra crisi economica e quotidianità, sbandando tra colpi di testi, ingenui tentativi di evasione, autocommiserazione e collera. «Sono sempre incazzata, la rabbia mi acceca», ammette Sabrina, «con la lista delle mie vergogne potrei farci un serpente lunghissimo». Un serpente da cavalcare, magari, per raggiungere il proprio equilibrio.

Info: www.diaboloedizioni.it