L’Abc della contemporaneità

Roma

Immaginate di essere affacciati sul panorama dell’arte italiana negli anni zero, per godere dall’alto uno scorcio suggestivo sull’estro contemporaneo, quando il cielo è più terso e la veduta è nitida. Il vostro sguardo si muove da un dettaglio all’altro come in un piano sequenza, focalizzando a piacimento singoli artisti, nuovi spazi e modalità in cui germogliano energie creative dei nostri tempi. Quest’esperienza conoscitiva è finalmente possibile grazie al volume Terrazza. Artisti, storie, luoghi in Italia negli anni zero, edito da Marsilio Editori e fortemente voluto dalla Quadriennale di Roma per orientare i suoi lettori nel variegato mondo della produzione artistica nostrana, agli albori del ventunesimo secolo. Il saggio è presentato in sinergia con l’Associazione Civita, che per l’occasione ha messo a disposizione la seducente visuale dall’attico mozzafiato della sede romana di piazza Venezia, confermando l’impegno concreto e sensibile per valorizzare il patrimonio culturale italiano.

Il volume Terrazza è frutto di un lavoro di polifonia, perché a redigerlo sono state scelte quattro voci autorevoli e innovative della curatela nazionale e internazionale: Andrea Lissoni, Costanza Paissan, Luca Lo Pinto e Laura Barreca, giovani esperti d’arte contemporanea che nel loro percorso professionale hanno dimostrato intuizioni lungimiranti nell’intercettare e dar voce ai nuovi orizzonti del genio italico, ponendo variamente l’attenzione su di essi, in sedi sia istituzionali che indipendenti, e cogliendo sempre il senso ultimo delle poetiche emergenti e dei contesti che le hanno generate. Terrazza non vuole essere un compendio, perché manca ancora la giusta distanza storica per fornire una classificazione rigida dei fenomeni artistici contemporanei, ma sicuramente si offre come mappa geografica fluida, in grado di individuare linee di tendenza della produzione e della fruizione artistica, che se da un lato non possono più prescindere dalla globalizzazione, allo stesso tempo evidenziano una specifica identità italiana.

L’intento più ispirato è quello di delineare gli ambienti e le modalità innovative attraverso cui la produzione artistica contemporanea si genera e diffonde. Il contesto sembra essere diventato un fattore determinante per favorire le espressioni più giovani e fornire occasioni ai singoli artisti. Sono talenti che per lo più emergono in un habitat corale e finiscono per diventare attivatori di cultura ad ampio spettro, coinvolgendo nella loro narrazione altri protagonisti, siano essi critici d’arte, curatori, galleristi o professionisti dell’informazione. Il saggio è suddiviso in due sezioni concepite in dialogo tra loro: la prima parte si incentra sui nuovi luoghi dell’arte contemporanea, mentre la seconda offre una selezione di 60 artisti ritenuti paradigmatici del nuovo corso artistico odierno. Siamo di fronte a un lavoro di ricerca poderoso, corredato da 500 illustrazioni a colori, che tratteggia un inventario di più di 150 luoghi, citando accademie, musei, università, archivi, festival, fondazioni, gallerie, progetti d’arte pubblica, ma anche riviste, blog o network, che nel complesso hanno sancito un apporto della creatività nel segno del nuovo.

Si profila un terreno diffuso in cui sgorgano nuove realtà: i singoli artisti non sono talenti isolati, ma spiccano il volo immersi in un determinato contesto, in stretta relazione con pubblicazioni, residenze d’artista, mostre ed esperienze collettive. Il paesaggio artistico degli anni zero si compone dell’incontro di più generazioni, ha una forte connotazione internazionale e tende a discostarsi da macrosistemi o sedi istituzionali, privilegiando scenari alternativi di produzione e organizzazione culturale. Le periferie della città sopperiscono al frastagliamento politico delle istituzioni e si affermano come teatri dell’ispirazione; le barriere tra arte e non-arte divengono più labili e il ruolo del fruitore si fa più attivo.
Emerge una generazione di creativi più ambiziosa, pragmatica e sprovincializzata, che dà vita a un laboratorio che non esita ad attingere simultaneamente ai vari linguaggi dell’arte in modo interdisciplinare, transitando dalla scultura ai video, da una dimensione performativa alla modalità installativa. Una maggiore professionalizzazione dell’arte, favorita dalla nascita di scuole d’eccellenza, contribuisce alla nascita di nuove grammatiche curatoriali. «Indubbiamente l’esistenza di una specificità nazionale richiede di essere reinterpretata in termini adeguati alla contemporaneità come patrimonio collettivo da trasmettere nella sua sedimentazione temporale – dice Jas Gawronski, presidente della Quadriennale di Roma – e da rendere parte attiva nei processi di confronto tra visioni del mondo, tra gruppi d’interesse culturali e geopolitici, se non economici. E non si sarebbe potuto scegliere luogo migliore se non la terrazza, uno spazio architettonico tipicamente italiano, ma al contempo riconoscibile nel mondo come emblema di un saper vivere così glocal».

 

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