Richard Dupont alla Secci

Definite dalla critica post-digitali e post-concettuali, le opere dell’artista newyorkese Richard Dupont approdano a Firenze con la sua prima mostra personale in Italia dal titolo Selfie. Lo abbiamo incontrato in esclusiva per Insideart alla vigilia dell’opening presso la Galleria Eduardo Secci.

Cos’è Selfie? E chi e cosa incontriamo nelle sue opere? 
«Anche se le sculture e le stampe esposte derivano da un modello digitale del mio corpo, non incontrerete me in questi lavori».

Selfie ha nulla a che fare con l’ossessione virale di molta gente per le “autofoto”, non importa cosa verrà fuori dalla macchina fotografica?
«Usiamo il termine in modo ironico, anche se il fenomeno corrente è parte di un quadro più grande che il mio lavoro ha esplorato per 10 anni».

Come e quando ha iniziato a concepire l’idea di questi lavori?
«Nel 2002 ho realizzato un modello completo tridimensionale del mio corpo basato su una scansione. Per far ciò ho stipulato un accordo con la General Dynamics e sono andato in una base militare per farmi fare questa scan. Lo può fare chiunque ed in modo anche assolutamente economico. Ho dovuto accettare di essere parte di uno studio antropometrico e lasciare ai militari il possesso dei miei dati. Ho utilizzato questo modello digitale per realizzare 10 anni di lavoro nella scultura, installazioni, incisioni, disegno, pittura e animazione digitale. La mia motivazione originale era basata sulla sensazione che saremmo progressivamente stati definiti da dati e informazioni e che la tradizione umanistica, nata durante il Rinascimento, si stava trasformando in qualcosa d’altro».

Di quale artista o movimento hai subito in un certo senso l’influenza per queste tue ultime opere?
«I primi lavori di Jasper Johns creati dopo suo congedo dalla vita militare, Bruce Nauman, Chris Burden, Robert Morris».

Questa è la tua prima mostra personale in Italia, a Firenze. Ti emoziona questa cosa ?
«Amo l’Italia. Il mio lavoro a dispetto del suo orientamento concettuale ha sempre avuto un forte legame con il Classicismo, oltre che con i lavori di Burri così come gli artisti dell’Arte Povera».

Fino al 30 dicembre; galleria Eduardo Secci, via Maggio 51, Firenze; info: www.eduardosecci.com

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