Light art exhibition

Sabato ha inaugurato a Lugano, nella centralissima galleria Nellimya: light art exhibition, un’antologica mostra di Mariella Bettineschi e la breve intervista fatta all’artista ci aiuta a capire e conoscere il suo percorso fin qui.

Punto di partenza per questa mostra è la tua ultima monografia Un arcipelago mobile che esperienza è stata?

«Nel 2012 ho deciso di cominciare l’archivio del mio lavoro. È stato un lavoro complesso, anche a livello emotivo. Rivedere opere di 40 anni fa, incontrare tanti collezionisti per avere i materiali, è stato molto bello, ma anche difficile. Fino ad ora sono stati catalogati più di 4000 fra opere, progetti, disegni. Ma ancora molto resta da fare. Mi è nato il bisogno di mettere in fila questo lavoro e ho affidato a Francesca Pasini, importante critica milanese che da sempre si occupa del lavoro delle donne, questo compito. Abbiamo scelto 200 opere, seguendo un criterio cronologico e le abbiamo raggruppate per ambiti di ricerca. Così nasce, nel dicembre 2013 la monografia Mariella Bettineschi, Un arcipelago mobile, editata da Maurizio Corraini. A questo punto abbiamo fatto un progetto di presentazione del libro accompagnato da una piccola mostra antologica. La prima è stata a Bergamo, nei progetti speciali della Baf, spostata poi nella Temporary gallery, sempre nella mia città. Dopo la mostra alla Nellimya a Lugano ci sarà, il 16 ottobre, una mostra a Londra nella The Piper gallery. Altri progetti sono in cantiere: Finlandia, Toronto, Roma, Milano».

Da questa monografia nasce la mostra che hai presentato in questi giorni alla Nellimya di Lugano, come hai selezionato le opere da esporre?

«Le opere vengono sempre decise in funzione dello spazio che le ospita: la galleria di Nellimya ha 4 stanze e ho esposto 4 gruppi di opere fra loro armoniche: i Piumari del 1981, i Tesori del 1985, La vestizione dell’angelo del 1996, nella prima stanza; L’era successiva, del 2008-2012 e La teoria delle sfere del 2003 nella seconda stanza; Incendiati del 1996 e Alla velocità della luce del 1999 nella terza stanza; una selezione di collages di diversi anni nella quarta stanza».

Ti senti in qualche modo legata all’arte di luce? Se si, come mai la luce come vincolo di espressione?

«La luce (e l’ombra) sono elementi fondanti dell’arte in generale e del mio lavoro in particolare. Parto dal buio (tavole scure, materiche, come scudi alzati per difendermi, anni 1975-1979 e ancora 1983-1989) e vado verso la trasparenza e la luce. In alcuni momenti la luce diventa assolutamente protagonista arrivando a desiderare di retroilluminare le opere per enfatizzarla (vedi Incendiati e Alla velocità della luce)».

In mostra sono esposti lavori all’apparenza estremamente differenti tra loro. Sono davvero così diversi o hanno dei punti in comune?

«Il lavoro dell’artista è legato, come ogni altra cosa, al cambiamento continuo dentro e fuori di noi. Ogni giorno, anche se impercettibilmente, cambiamo. L’opera è sensibile, coglie umori, necessità, pensieri e li assorbe. Nessuna opera può essere ripetuta, il rischio è diventare maniera di se stessa. Ma sono sempre io a darle forma, con la mia struttura psichica, culturale. Sono un’artista italiana: la forma, la bellezza, l’armonia, la sintesi sono un imperativo. Questo è molto chiaro quando espongo fuori dal nostro paese, immediatamente il mio lavoro è colto come italiano».

Da dove trai ispirazione per le creazioni?

«Questa è una domanda difficile: non c’è un dove, un quando, un come. Io non penso di fare un lavoro perché il mio pensiero è sempre dentro il lavoro».

Come definiresti in una o poche parole quest’ultima avventura?

«La mostra da Nellimya nasce dall’idea di una giovane amica, Lea Ticozzi, di portare il mio lavoro a Lugano. L’incontro con Mya è stato fulminante, ho capito che viaggiavamo nella stessa direzione, che lei è un’artista. Quindi è stato tutto veloce e naturale. Ringrazio Lea e Mya per avermi dato questa possibilità, preziosa. E ringrazio te per avermi seguito con tanta disponibilità e professionalità».

Fino al 31 ottobre; galleria Nellimya, piazza Riforma 9, Lugano; info: http://nellimya-exhibition.ch

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