Tsibi Geva: Recent and early works

Roma

Oggi, 19 maggio, inaugura al Macro Testaccio di Roma la mostra personale di Tsibi Geva, a cura di Barry Schwabsky e Giorgia Calò. L’esposizione raccoglie circa trenta dipinti, realizzati dagli anni Ottanta fino alla sua ultima produzione, a cui si affianca una grande installazione site-specific. Le opere presentano una fusione di diverse matrici culturali, etniche e politiche, motivi e immagini dell’ambiente israeliano e palestinese, paesaggi, architetture e frammenti urbani. «Escalation selvaggia – le definisce il curatore Schwabsky – la testa ci gira, sentiamo la terra tremarci sotto i piedi, il pavimento non è più un terreno stabile a cui affidarsi». Nei dipinti emerge anche un attacco al disegno e il tentativo di sconvolgere le logiche del linguaggio, dello stile e degli elementi fondamentali dell’arte figurativa. Le grandi inferriate tridimensionali della serie Lattices fanno riferimento a schemi tipici dell’epoca post moderna e alle versioni popolari e alla cultura di strada improvvisata caratteristica dell’urbanesimo israeliano. Giorgia Calò spiega: «Geva non vuole indagare i ruoli di vittima e carnefice, ma la comune sensazione di imprigionamento derivata da un’idea contorta del concetto di territorialismo, punto focale di tutta la questione».

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