Benvenuto Camusac

Nella provincia di Frosinone, sovrastata dalla splendida Abbazia benedettina, sorge la piccola città di Cassino, anticamente centro di diffusione del monachesimo occidentale, in seguito soprannominata la città martire, poiché interamente distrutta durante la II guerra mondiale. A distanza di anni dalla sua ricostruzione, Cassino ha deciso di uscire dalla sua condizione di provincialità, ripartendo in gran stile con un’importante opera di internazionalizzazione culturale. Grazie al contributo imprenditoriale della famiglia Longo, che negli anni ha accumulato veri e propri tesori dell’arte contemporanea e grazie alla collaborazione dell’università di Cassino e alla sapiente guida del Prof. Bruno Corà, la città apre le porte al Camusac, il nuovo museo dedicato all’arte contemporanea.

L’incontro con gli organizzatori è avvenuto venerdì scorso, durante il quale, non senza alcune difficoltà stradali che, come richiesto dal padrone di casa, segnaliamo, nella speranza che le carenze progettuali siano presto risolte, la stampa è stata accolta nel gigante capannone industriale sede del Camusac. Sebbene dall’esterno l’estetica sembri non promettere bene, ci si trova a ricredersi nel momento in cui si costeggia il lungo sentiero di ghiaia che ospita in duplice fila sei imponenti sculture in acciaio di Marco Tirelli.

L’interno è ampio e lo spazio, forse ancora in fieri, si mostra in tutte le sue potenzialità. Pareti bianche spezzate da pannelli e da un paravento irregolare, dietro al quale altre si nascondono altre opere, tutte di inestimabile valore, tra cui illustri nomi della storia artistica italiana e internazionale, come Kounellis, Gallo, Paolini, Ontani, Lombardi e Anselmo.

La collezione, aumentata considerevolmente di anno in anno, ha spinto Sergio Longo, un po’ per necessità, un po’ per volontà, a metterla a disposizione del pubblico, con una rotazione che permetterà un ricambio periodico di opere. Ecco quindi un’operazione definita dal Prof. Oronzo Pecere durante la conferenza stampa: «un esempio di mecenatismo illuminato, di generosità civile, che ha messo la città di Cassino nella condizione di completare in modo innovativo la sua offerta culturale e turistica». È così che oggi è possibile trovare, in uno spazio decentrato, un importante centro di arte contemporanea, alla stregua di ciò che soprattutto all’estero è ormai prassi consolidata: da un lato rivalutare le zone periferiche, dall’altro sfruttare i grandi spazi a disposizione fuori dai centri metropolitani.

Tanti i ringraziamenti nei confronti di chi ha collaborato a questa iniziativa, che, come il figlio di Longo ha affermato, non si ferma qui, ma si prepara a tanti nuovi eventi che auspicano la collaborazione sia di artisti consolidati che di giovani emergenti e, perché no, di workshop sperimentali e forse di residenze d’artista. A riprova di ciò, la mostra di apertura Infinito riflesso, nata dalla collaborazione di Enrico Castellani e di un giovane giapponese, simpaticamente soprannominato Gennaro dalla famiglia Longo, a causa della difficoltà nel pronunciare il suo vero nome, Shigeru Saito. Quest’ultimo, da alcuni anni in Italia, ha tratto ispirazione dalle opere storiche del maestro italiano per la realizzazione delle sue sculture, che rivelano grande sapienza e originalità.

Una volta usciti dal capannone la vera sorpresa sono i giardini, attorno ai quali si sviluppano le abitazioni private della famiglia Longo, integrate nel contesto con una naturalezza sbalorditiva. Ed è così che da un lato nascosta s’intravede un’opera di Eliseo Mattiacci, dall’altro l’unicorno di Bizhan Bassiri, al centro del giardino La caduta di Michelangelo Pistoletto, da un vaso ecco spuntare il Gesto vegetale di Penone, attorno alla piscina la scultura Caduti di Olviero Rainaldi, mentre si arrampicano sulla parete del patio esterno gli insetti di Paolo Bresciani. Ancora il parco procede sul retro, dove una sorta di spiral getty di Beverly Pepper occupa quasi interamente lo spazio, accompagnata dal bellissimo ulivo inglobato nel marmo di Hossein Golba. Dopo aver scambiato qualche parola con i coniugi Longo, riesco a dare velocemente un’occhiata all’interno della casa, alle cui pareti spiccano le opere di Thomas Lange e di Sampaio de Sousa, mentre il muro del salone è impreziosito dal wall painting di Sol Lewitt.

Impossibile sarebbe elencare tutte le opere della collezione, vale veramente la pena imboccare la casilina (munendosi di navigatore satellitare) e andare a vedere con i propri occhi.