La pietra e il cerchio

Roberto Floreani fa due cose che non si fanno più: dipinge e astrae. Sembra provenire da un mondo distante ma parallelo al nostro, le sue basi sono solide e ben ancorate nell’avanguardia, oramai pura tradizione. Torna nella galleria Russo l’artista vicentino per esporre un best of della sua mostra a palazzo Te. Proprio l’esposizione mantovana ha raccolto un grande successo di pubblico con 16mila visitatori raccolti in tre mesi d’esposizione. Di quella grande mostra che presentava più di cinquanta opere e cinque sculture è stata fatta una selezione e i risultati di questa sintesi sono visibili proprio nello spazio capitolino.

La pietra e il cerchio è il titolo della personale che riassume perfettamente la poetica dell’artista. Vengono, infatti, richiamati i suoi motivi dominanti, le sue ossessioni come il contrasto di forme e l’amore per i cerchi. Il concentrico è diventato una sorta di costante nelle sue tele, apparso per la prima volta nel 2003, è diventato simbolo delle due anime dell’artista: quella influenzata dalla tradizione occidentale e quella legata all’oriente e alla pratica marziale che il pittore conduce da ormai quarant’anni. Si apre così una possibilità spirituale all’intero dell’opera non più considerata come mera superficie piana.

La tecnica con la quale l’artista porta avanti i suoi lavori conferma questa volontà di superare l’ostacolo fisico di un quadro. Le sue creazioni, infatti, sono il frutto di una pratica lenta, quasi artigianale che regala al prodotto finale una luce che sembra provenire direttamente dall’opera. Floreani non colora la tela ma lascia che questa assorba il colore, non è violento contro la superfice bianca ma strato dopo strato sa aspettare la metamorfosi del supporto. Rigira insomma i classi rapporti fra creativo e opera dove quest’ultima con lui perde la passività che la caratterizzava per acquistare una dimensione attiva. Tutto questo rappresentano i cerchi concentrici che più o meno celati compaiono sulle tele del pittore, sono come dei ritornelli di una canzone: le parti più facili da incamerare, quelle che aspetti e che sai che arriveranno.

L’inaugurazione della mostra ha preceduto la presentazione del Libro le carte segrete dell’onorevole Goffredo Bettini dove sono intervenuti Umberto Croppi, Tommaso Cerno e Francesco Rutelli.

Fino al 10 ottobre; galleria Russo, via Alibert 20, Roma; info: www.galleriarusso.it

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