Arte nautica

Roma

Debutta questa sera all’interno di Yap Summer Program 2013 del museo MAXXI, Yacht Architecture Program. Tre Incontri sull’architettura nautica a cura di Domitilla Dardi, che invita Claudio Lazzarini e Carlo Pickering (Lazzarini & Pickering), Massimo Paperini (Duck Design) e Ivana Profiri a raccontare il proprio lavoro tra terra, acqua e vento. Ne abbiamo parlato con la curatrice.

La nautica sembra l’equilibrio perfetto tra la progettazione di spazi da vivere (architettura) e il dettaglio dello strumento (design). Come nasce l’idea di questo progetto per il Maxxi? «Il legame tra architettura e nautica è molto antico: si tratta di imprese costruttive e strutturali affini, ma è soprattutto la dimensione estrema dell’abitare sull’acqua che ha affascinato molti architetti nel tempo. Questo perché da un lato la barca impone spazi vincolati che possono essere una grande sfida per il progettista; dall’altro è espressione del massimo della libertà, del portare nel mondo il luogo dell’identità personale, la propria casa che diviene fluttuante. La nostra società instabile – il senso liquido delle cose di cui ha tanto parlato Bauman – trova nell’abitare sull’acqua non il senso della precarietà angosciosa, ma quello della libertà, del lasciarsi trasportare mollando gli ormeggi. Scegliendo questo tema abbiamo voluto dare un segnale positivo in tal senso. E poi la nuova installazione del programma Yap quest’anno era perfetta: una leggera struttura fluttuante, una pedana che può ricordare un ponte, l’ariosità di vele luminose che si muovono al vento».

L’Italia è famosa e apprezzata per il design nautico. È ancora così? Crede che esistano nuovi competitor internazionali o riusciamo a mantenere il primato? «Indubbiamente esistono anche nella nautica discorsi analoghi a quelli spendibili in altri segmenti del mercato. Ma l’eccellenza produttiva si mantiene fino a quando la nautica sarà legata alla serietà e alla cura del dettaglio. Molta nautica da diporto, ma anche quella sportiva, si basa sul sapere artigianale, sulla passione dei grandi professionisti di questo settore. E in quello l’Italia ha una tradizione di grandissimo prestigio riconosciuta in tutto il mondo».

Sembra che in qualche modo, la nautica possa soddisfare il desiderio di ogni architetto di fare ottima architettura, tecnologicamente attenta, curata, funzionale nella destinazione, senza il confronto, spesso fallimentare, con l’ambiente, il contesto: dagli studi di architettura che ha invitato cosa ha compreso riguardo? «La nautica vive nell’elemento naturale in maniera molto stretta. La barca è immersa in due fluidi, il mare e il cielo; anzi, possiamo dire che ne sia il punto medio. È proprio qui che la sostenibilità non può essere un optional. Nell’ultimo incontro del ciclo, quello che vede Massimo Paperini ospite, si parlerà nello specifico proprio di questo aspetto green del progetto, dell’uso di nuovi/antichi materiali e tecniche di realizzazione, di come sfruttare le energie rinnovabili che sono naturalmente a disposizione dell’ambiente nautico».

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