La donna è erotica

Quando la sensualità femminile incontra l’erotismo espresso in un gesto quotidiano, prendono vita scenari fatti di una sensualità improvvisata, scoperta per caso, quasi giocosa. Questi elementi caratterizzano le opere di Agnese Bo Vignoli, artista romana formatasi all’Accademia di belle arti di Roma. Lavori dallo stile fresco ma conturbante al contempo, che danno forma ad un immaginario influenzato dal mondo mediatico e pubblicitario, che descrive situazioni tutte al femminile o passionali momenti a due, talvolta ripresi da film o ispirati ad altre opere d’arte. «I miei lavori nascono dall’attrazione per le immagini pubblicitarie di alcuni stilisti, o dei profumi – ha raccontato l’artista, descrivendo com’è nata e come si è sviluppata la sua ricerca creativa – Successivamente sono rimasta colpita da alcuni film di Pedro Almodóvar e ho iniziato a bloccarne delle scene nei miei dipinti. Stessa cosa con alcuni fotografi come Bettina Rheims e Serge Bramly ai cui lavori davo, dipingendo, una mia personale interpretazione».

La ricerca di Agnese Bo Vignoli si concentra, in particolare, sulla donna, rappresentata in tutto il suo splendore e nella sua completa e sfacciata femminilità. Questa scelta è stata dovuta soprattutto da un’assuefazione prodotta dalla società moderna, in cui la stessa artista si sente immersa: «Alcuni dei miei lavori sono semplicemente inventati, ma ho scelto spesso la figura femminile perché mi sono sentita invasa da tutte queste immagini che riempiono, continuamente, riviste, tv e cartelloni pubblicitari. La donna è oggetto continuo di discussione tra uomini che talvolta la idolatrano, elevandola come fosse una “madonna”, talaltra la riducono a mero oggetto sessuale. In ogni caso, la figura femminile viene vista come qualcosa di freddo e sconosciuto, a cui l’uomo non può arrivare. Non c’è mai, quindi, una vera e propria comunicazione tra le due parti e, anzi, spesso sembra che l’uomo sia impaurito dalla sensualità della donna».

Nelle opere dell’artista si pone in evidenza un ruolo che la donna, in quanto tale, ha sempre dovuto ricoprire all’interno della famiglia: la madre, la moglie, la casalinga. Una figura rassicurante dotata di una carica erotica tutta sua, spesso divenuta un cliché della sensualità: «La scelta della casalinga o della moglie – ha continuato l’artista – è stata forse dettata dal fatto che questi sono ruoli che la donna ha sempre dovuto ricoprire, come del resto anche per l’uomo il ruolo di marito. Mi piace quindi pensare che, invece, in un’apparente famiglia tranquilla, si possano nascondere parti sconosciute e desideri perversi, perché essa non soddisfa completamente le pulsioni non consapevoli, ma le respinge in una struttura che può diventare una gabbia».

Pieni di luci ed ombre, colori vivaci e contemporaneamente dotati di una sottile vena di inquietudine, i dipinti di Agnese Bo Vignoli raccontano uno spaccato di vita fatto di convenzioni da superare, di ruoli da ricollocare, di consuetudini da demistificare. E non solo quelle che vogliono la donna incanalata nel classico sistema famigliare, ma anche tutte le componenti di quella sfera

sessuale che la riguarda, e che è andata sempre più mutando nel tempo. «Mi hanno sempre colpito molto le opere di Renoir e Courbet – ha continuato l’artista – in cui la donna viene esposta in tutta la sua sensualità e carnalità. Spesso è ritratta completamente nuda, in modo un po’ naif, quasi come facente parte di una natura selvaggia. In questi quadri l’erotismo è meno drammatico di come viene rappresentato oggi, e più grossolano. La donna era spesso grassa ma rispettata nella sua natura, mentre oggi deve essere magra e depilata. Per definire un’opera d’arte “erotica” abbiamo bisogno di più elementi che arricchiscano il panorama visivo, come il fetish, i giochi di ruolo tra uomo e donna, il sadomasochismo, il voyeurismo. L’erotismo non è più legato alla carnalità, ma è sofisticato e, spesso, più cervellotico».

Una sensualità, quindi, che ha perso la sua semplicità atavica per trasformarsi in qualcosa di più elaborato e meno genuino, costretto talvolta in ruoli sociali predisposti, costringenti desideri impetuosi e passionali. Un mondo nascosto raccontato dall’artista a colpi di pennello, alla ricerca di «nuovi modi per essere felici, per trovare una prospettiva diversa sotto cui vedere le cose».