Omaggio a Robert Capa

Del grande fotografo ungherese Robert Capa (Budapest, 1913 – Thai Bin, 1954), fondatore dell’agenzia Magnum photos, lo scrittore americano John Steinbeck diceva che, come nessun altro reporter, «Capa sapeva che cosa cercare e che cosa farne dopo averlo trovato. Sapeva, ad esempio, che non si può ritrarre la guerra, perché è soprattutto un’emozione. Ma lui ha saputo fotografare quell’emozione conoscendola da vicino».

A lungo si è dibattuto riguardo all’autenticità dello scatto più famoso di Capa, Morte di un miliziano lealista (1936), che ritrae un soldato dell’esercito repubblicano colpito a morte da un proiettile sparato dai franchisti, vicino a Cordova, durante la guerra civile spagnola. Se anche quell’immagine fosse stata creata, e non “cercata”, la sua potenza emotiva, come suggerisce Steinbeck, è tale da diventare, al primo sguardo, il simbolo stesso dell’efferatezza di una guerra lunga – vissuta in prima linea da Capa per tutta la sua durata – e sanguinosa, che consegnò la Spagna al regime fascista di Francisco Franco.

Questa è solo una delle 97 folgoranti immagini in bianco e nero che compongono la retrospettiva dedicata al «miglior fotoreporter di guerra nel mondo», come venne definito dalla rivista inglese Picture Post nel 1938, che trova spazio all’interno di palazzo Reale, a Torino. Passando attraverso le undici sezioni in cui è suddivisa la mostra, che rappresentano ognuna una differente area geografica colpita da un conflitto, più due sezioni di ritratti, non si fa fatica a comprendere perché lo scrittore Andrea Camilleri, che conobbe personalmente Capa quando questi si recò in Sicilia, nel 1943, al seguito dell’esercito americano, abbia detto che il fotografo «usava la macchina come una mitragliatrice». Le sue immagini colpiscono ancora oggi per la loro immediatezza, alla stregua di proiettili di empatia e umanità. Più che le battaglie, Capa racconta gli eventi bellici attraverso gli sguardi della popolazione civile, dei bambini, e di tutti i sopravvissuti che, nonostante le perdite e la distruzione, riescono, con ammirevole forza e dignità, ad andare avanti.

In mostra sono inoltre presenti alcune fotografie di personaggi famosi – da Picasso a Hemingway, da Matisse a Ingrid Bergman – che illustrando le grandi qualità di ritrattista di Capa, dimostrando che non può essere etichettato semplicemente come fotografo di guerra: molte delle sue immagini infatti catturano, con sensibilità e arguzia, anche le gioie della pace.

Fino al 14 luglio; palazzo Reale, piazzetta Reale 1, Torino; info: www.piemonte.beniculturali.it

Articoli correlati