Da che pArte stai?

Dopo la personale dell’artista rumena Doina Botez conclusasi a dicembre dello scorso anno, la galleria d’arte Spazio 120 di Roma inaugura il 2013 con una curiosa collettiva composta da sette artisti: Alessandra Carloni, Valerio Giacone, Jacopo Mandich, Francesco Mulas, Giulia Spernazza, Marcello Toma e Roberta Ubaldi. Il tema della mostra, dal titolo Da che pArte stai?, è quello della scelta individuale e, pertanto, diversa che i setti protagonisti hanno fatto nel creare le loro opere. Tutti piuttosto giovani, con un’età che si aggira intorno ai trenta, nel cimentarsi in questa esplorazione dimostrano di reinterpretare il tema in modi estremamente differenti condividendo tuttavia una scelta finale di assoluto anticonformismo. In una società che vuole vederci indistintamente uniformati ai suoi discutibili dettami, gli artisti presenti in mostra si esprimono in totale libertà stilistica, tematica e tecnica. Da che pArte stai? vuole essere, spiega a Inside Art il curatore Cristian Porretta, una ”presa di posizione” da parte sua, nella scelta degli artisti, e da parte degli artisti stessi che, a loro volta, scelgono di esprimersi attraverso la pittura e la scultura, piuttosto che con opere d’arte concettuale, per mostrare un arte che, oltre a pensare, sa anche fare e sa da che parte stare. Anche l’idea di Porretta e della gallerista Raffaella Renzi di non stampare inviti, brochure o cataloghi è parte della stessa libertà di scelta. In compenso, sono gli artisti a essere stati chiamati a creare flyer personalizzati che liberamente scelgono di regalare o vendere.

I sette protagonisti dell’esposizione in via Giulia non si lasciano, dunque, condizionare dalle mode omologanti e dai mercati accessibili solo a opulenti circuiti, dalla vuota banalità di un mondo fatto di superficialità e apparenza. In questo contesto si collocano le sculture di Spernazza che, con materiali naturali quali cere, garze, rami, tronchi e terra descrivono il profondo legame tra uomo e natura attraverso uno sguardo poetico e sospeso in una dimensione senza tempo. Le tele di Ubaldi, al contrario, mostrano l’inevitabile trascorrere del tempo attraverso un insolito materiale, la ruggine. L’artista che, come lei stessa dichiara, innaffia lamiere piuttosto che fiori per poi osservarne i cambiamenti nel tempo, insiste appunto sull’incessante passare dei giorni che le tante mani dipinte, protagoniste attive delle tele, toccano nella loro ruvidezza. I paesaggi industriali di Toma insieme alle realtà fantastiche di Carloni si pongono, invece, all’interno di un mondo enigmatico e a tratti onirico che, nel primo caso, diventa sfondo per originali nature morte composte da carte da gioco e tazzine da caffè, mentre nel secondo assumono le sembianze di un paese dei balocchi collodiano dove anche innocui giochi da tavola possono diventare inquietanti. Ci sono, poi, le belle lampade di Mulas che attirano lo sguardo con il loro fascino da mandala tibetani come se nel momento in cui si spegne la luce venisse soffiata via anche la sabbia e dunque la rappresentazione dal vetro di supporto. Le piccole ma potenti sculture di marmo e metallo di Mandich, invece, si allontanano dalla quieta pacatezza himalyana e sembrano mostrare i complicati ingranaggi con cui il mondo gira e la vita va avanti. Da notare la scultura che ricorda una litoteca settecentesca ma di epoca industriale post-moderna. E, infine, il trentaseienne Giacone, artista scoperto e cresciuto nella scuderia della galleria Spazio 120, che utilizza il legno a metà tra l’artigiano e l’artista. Con lui questo materiale si trasforma da cornice, a mezzo di supporto, a opera d’arte e, in alcuni casi, assumendo tutte e tre le sembianze. Ne è un esempio quella porta su cui ha applicato pezzi di legno di ogni tipo, lunghezza o colore completandola con riconoscibili forme urbane. E Giacone sarà anche il protagonista assoluto di una personale con la quale Porretta inaugurerà una sua galleria a settembre.

fino al 3 marzo

Galleria Spazio 120, via Giulia 120, Roma
Info: www.spazio120.it

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