Dal 17 luglio le gallerie e le sale del chiostro del Bramante ospitano Astrazione Lirica. 1987- 2012 di Vincenzo Balsamo. Il prestigioso polo museale romano presenta in una doppia mostra l’opera del maestro brindisino (classe 1935) degli ultimi venticinque anni: il titolo della rassegna è infatti l’approdo ultimo della sua ricerca iniziata negli anni Cinquanta e configuratasi come continua trasformazione di carattere concettuale e formale.
La sua è infatti una storia di interpretazione personale delle suggestioni che nel corso dell’ultimo secolo si sono affermate a livello nazionale ed internazionale: la sua è una visione moderna e soggettiva dell’estetica erede della scomposizione cubista, che lo ha portato ad affermarsi come unico discendente della scuola di Picasso e Braque, pur non mancando nel suo lavoro echi dell’astrattismo Klimtiano e del Matisse più onirico. Il lavoro sui segni astratti e sul colore come elemento significante hanno consentito a Balsamo di poter lavorare sulle basi costruite dai grandi geni del novecento per poter aggiungere e reinterpretare, con un linguaggio che lo pone come cesura tra l’antico e il moderno, forme nuove per una pittura nuova.
Non possono inoltre non essere menzionate le opere ad acquarello (“preziosi quanto rari”, scrive Giovanni Faccenda, curatore e grande estimatore del maestro pugliese): esempi pragmatici di un virtuosismo tecnico e manuale concorrono insieme agli oli a restituire in toto lo spazio che la rielaborazione mentale delle immagini è riuscita a ritagliarsi dagli anni Sessanta in poi. Il proliferare di segni, al centro dei suoi fuochi, non può che incuriosire il visitatore che deve necessariamente avvicinarsi per distinguere figure e paesaggi, sia nelle opere del periodo della grande colorazione che in quello più recente dei monocromi. Proprio quelle figure, fatte di perimetri geometrici chiusi e segni tendenti all’infinito, costituiscono i segnali cui aggrapparsi per non smarrirsi nel misterioso tragitto che è la nostra esistenza.
