Iran, musei chiusi e reperti messi in salvo mentre cresce la tensione con Israele

Dopo l’attacco israeliano alle strutture nucleari di Teheran, in Iran le autorità temono danni al patrimonio culturale

Mentre il conflitto con Israele si aggrava, l’Iran ha deciso di chiudere temporaneamente tutti i musei e i siti culturali del Paese. Lo hanno riferito i media locali, sottolineando che le autorità hanno avviato il trasferimento dei manufatti di maggior valore in depositi sicuri. La misura è stata adottata dopo l’attacco su larga scala sferrato da Israele nelle prime ore di venerdì 13 giugno 2025 contro strutture nucleari situate a Teheran. In risposta, il viceministro iraniano per il Patrimonio culturale, il Turismo e l’Artigianato, Ali Darabi ha annunciato l’immediata chiusura di musei e siti storici, ordinando al personale di attuare i protocolli di crisi, a partire proprio dalla messa in sicurezza dei reperti. Il giorno successivo, il Ministero ha confermato che tutti gli oggetti di maggiore importanza erano già stati trasferiti.

Con oltre 800 musei e 28 siti riconosciuti dall’UNESCO, l’Iran custodisce una delle collezioni culturali più vaste del mondo. Solo il Museo Nazionale dell’Iran, a Teheran, ospita oltre 300.000 reperti. Il Museo d’Arte Contemporanea della capitale, invece, possiede opere di artisti internazionali come Van Gogh, Picasso, Warhol e Pollock, una collezione il cui valore è stato stimato in circa tre miliardi di dollari nel 2018. Circa 300 musei sono direttamente gestiti dal Ministero, mentre gli altri sono in carico a enti locali, fondazioni caritatevoli come la Mostazafan o privati. Tutti sono stati chiamati a seguire le stesse linee guida d’emergenza per prevenire danni, furti e saccheggi.

Nonostante la crisi in corso, prosegue lo sforzo per salvaguardare il patrimonio culturale. Nella provincia meridionale di Fars, che ospita i resti di Persepoli — antica capitale dell’Impero achemenide fondata da Dario I nel 518 a.C. — le autorità hanno confermato il trasferimento in sicurezza dei reperti provenienti da tutti i 47 musei locali, pubblici e privati. Anche a Isfahan, città che vanta tre siti UNESCO, oltre 22.000 edifici storici e più di 600 case antiche, le collezioni museali sono state messe al sicuro. Il direttore provinciale del patrimonio culturale, Amir Karamzadeh, ha dichiarato che, pur rimanendo chiusi i musei, i siti storici continuano a operare secondo rigidi protocolli di sicurezza, ma potrebbero essere chiusi in caso di nuovi attacchi. Ha inoltre confermato che le forze armate sono pronte a intervenire per rafforzare la protezione del patrimonio.

A preoccupare maggiormente sono i danni indiretti causati dalle esplosioni. Sebbene gli attacchi israeliani a Isfahan abbiano preso di mira obiettivi militari e nucleari in periferia, gli operatori culturali temono che le onde d’urto possano compromettere la stabilità di monumenti storici. Secondo alcune testimonianze, le esplosioni sono state udibili anche nel centro della città. Leila Khosravi, direttrice generale dei Musei iraniani, ha dichiarato al quotidiano statale Hamshahri che i musei effettuano regolarmente esercitazioni per emergenze come terremoti, incendi o bombardamenti. «Siamo pronti a proteggere il nostro patrimonio anche in tempi di crisi. I nostri tesori nazionali resteranno al sicuro, come è sempre stato», ha assicurato.

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